di Domenico Ferrara – – blog.ilgiornale.it/ferrara
Al Salone del libro di Torino ci sarà Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound. La notizia non è piaciuta ad alcuni scrittori che vedono il fascismo ovunque.
Ma chi sono questi “disertori” rossi?
Carlo Ginzurg, che ha definito “vergognosa” la sentenza su Adriano Sofri, sulla cui colpevolezza nutre seri dubbi e del quale ha dichiarato: “Cattivo maestro? Se l’Italia avesse molti cattivi maestri di questo genere, sarebbe un Paese migliore. Non si perdona a quest’uomo l’ orgoglio di difendere la verità e il proprio onore”.
Wu Ming, collettivo che ha più volte “abbracciato” Roberto Saviano, uno dei principali portatori della fiaccola dell’antifascismo postmoderno e che ha firmato l’appello del 2004 per la liberazione di Cesare Battisti.
Christian Raimo, lo scrittore che ha pubblicato su Fb, salvo poi rimuoverla, la lista di proscrizione dei giornalisti e scrittori che “con i loro libri sostengono un razzismo esplicito”. Raimo che 14 anni fa firmò anche lui l’appello per la liberazione del terrorista dei Pac e che ha dichiarato: “Sono per l’amnistia anche per un personaggio così, serve una riflessione, non la galera”.
Zerocalcare, che nel marzo dell’anno scorso, disegnò l’adesivo “Qui abita un antifascista” per gli attivisti di Movimento Pavia qualche settimana dopo la manifestazione per ricordare le vittime delle Foibe segnata dalla violenza proprio degli antifascisti.
Nonostante tutto questo, a nessuno di loro è stata – giustamente – vietata la partecipazione né ora né negli anni passati. Perché una società liberale si fonda sul rispetto delle idee diverse, perché la casa editrice in questione sarà pure vicina a CasaPound ma CasaPound a oggi non risulta un partito fuorilegge, perché vietare la pubblicizzazione di un libro è un atto squadrista, perché in passato al Salone del libro sono stati presentati altri testi di case editrici non proprio di sinistra ma nessuno alzò la mano. Nel nome dell’ipocrisia. Adesso i tempi sono cambiati. E il Salone del libro diventa il privé dell’odio rosso.