Le due maggiori cause di morte tra la popolazione migrante e tra i rifugiati della regione europea, in tutto circa 90 milioni su una popolazione di 920 milioni, sono le infezioni da micobatterio della tubercolosi e l’Hiv. E nei Paesi dell’Unione europea, il 33% di casi notificati di tubercolosi è tra pazienti migranti o rifugiati. Lo rileva il Rapporto sulla salute dei rifugiati e dei migranti nella Regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), presentato oggi a Roma dal ministero della Salute italiano e dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), insieme alla stessa Oms.
I rifugiati e i migranti in arrivo da Paesi con un’alta prevalenza di tubercolosi sono a maggior rischio di sviluppare la malattia, a seconda della condizione vissuta nel loro Paese, durante il viaggio e delle condizioni di vita e di lavoro nel Paese ospitante. Una percentuale significativa dei rifugiati e migranti affetti da Hiv, però, acquisisce l’infezione dopo essere giunta nel Paese di destinazione (vedi immagine in fondo all’articolo per capire che non è del tutto vero) e ha maggiore probabilità di avere una diagnosi ritardata.
Le infezioni da virus dell’epatite B e C sono più comuni tra i rifugiati e i migranti provenienti da paesi in cui il virus è endemico. Infine, le infezioni tropicali e parassitarie, rare in nella regione europea, possono essere riscontrate tra le popolazioni migranti provenienti da aree endemiche. In generale il rapporto standardizzato di mortalità nei migranti e rifugiati è inferiore a quello della popolazione ospitante per tutte le cause di morte, neoplasie, malattie mentali e disturbi del comportamento, traumi, malattie endocrine e dell’apparato digerente, ma risulta più alto per infezioni, cause esterne, malattie del sangue e cardiovascolari. Inoltre, il disordine post traumatico da stress è riportato essere del 9-36% tra i rifugiati mentre dell’1-2% tra la popolazione ospite.
Ancora, i rifugiati e i migranti nella regione possono avere una minore copertura per le vaccinazioni introdotte di recente, come quelle contro il Papillomavirus umano o l’influenza. Infine, i rifugiati e i migranti all’arrivo sembrano avere tassi di prevalenza più bassi per molte malattie non trasmissibili rispetto alla popolazione ospite, ma, soprattutto per l’obesità, i tassi di prevalenza iniziano a convergere con quelli della popolazione all’aumentare della durata del soggiorno. E in generale, i rifugiati e i migranti nella regione europea dell’Oms hanno una maggiore incidenza, prevalenza e un più alto tasso di mortalità per il diabete rispetto alla popolazione ospite, con tassi più alti tra le donne, a seconda del paese di origine.
Secondo il report, l’impatto con gli stili di vita del tutto differenti aumenti in chi arriva sia il rischio di malattie croniche cardiovascolari, di cancro e di obesità sia l’insorgere di ansia e depressione: le scarse condizioni socioeconomiche sono associate all’aumento dei tassi di ‘male di vivere’ tra i rifugiati accolti nei Paesi di arrivo. (AdnKronos Salute)