Un ricorso in Cassazione per chiedere di ridurre la pena riformulando il capo d’accusa. È quanto ha deciso la famiglia Ciontoli, assistita dall’avvocato Pietro Messina, dopo la condanna di Antonio Ciontoli (sottufficiale di Marina, già capo nucleo della segreteria particolare del Capo di Stato maggiore della Difesa e dipendente dell’Ais) a 5 anni nel processo d’appello sulla morte di Marco Vannini, il 21enne fidanzato della figlia di Antonio, Martina, ucciso a Ladispoli il 17 maggio 2005 da un colpo di pistola partito in casa dei Ciontoli.
In particolare, nel ricorso, il legale chiede alla Corte di “non riconoscere l’aggravante della colpa cosciente oppure la prevalenza delle attenuanti generiche”.
Antonio Ciontoli era stato condannato in primo grado a 14 anni, ma i giudici della Corte d’assise d’Appello di Roma lo scorso 29 gennaio avevano riformulato la sentenza comminandogli 5 anni perchè a loro avviso Marco Vannini non fu vittima di un omicidio volontario, ma di un omicidio colposo. I giudici avevano invece confermato le pene a 3 anni per la moglie Maria e i figli Martina e Federico, assolvendo la fidanzata di quest’ultimo, Viola.
L’audio della chiamata al soccorso
Le urla di Marco Vannini
Prima di sentire il colpo di pistola, la vicina di casa ha sentito un litigio molto forte e successivamente lo sparo – un botto che ha spaventato tutti pur essendo soffocato da qualcosa.
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