A distanza di quattro anni, la Corte di Giustizia UE ha stabilito che l’intervento del FITD non rappresentò un aiuto di Stato, accogliendo la quasi totalità delle argomentazioni poste a base dei ricorsi presentati dalle parti lese. Detto pronunciamento dà conto del grossolano errore cagionato da un rigore cieco nell’interpretazione dei fatti, incapace di bilanciare i delicati interessi coinvolti.
Le quattro banche (Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti) avrebbero potuto beneficiare di strumenti di intervento meno onerosi per contribuenti, azionisti e obbligazionisti. Miliardi di risparmio sono stati bruciati e il sistema bancario italiano ha sofferto le conseguenze di una crescente sfiducia. È quanto rileva Claudio Patalano, ex ispettore di Bankitalia e tra i maggiori professionisti del settore bancario, in un intervento pubblicato da Milano Finanza.
Rilevato che l’Abi chiederà un congruo risarcimento dalla Commissione Europea che le stime circolate individuano in alcune decine di miliardi di euro (non è esclusa una class action dei risparmiatori italiani contro la Commissione, ndr) Patalano sottolinea che “al contrario assordante è il silenzio nelle stanze di Palazzo Chigi: recentemente – ricorda – il Ministro degli Esteri si è limitato a dichiarare che il governo sta valutando il tema”.
Secondo l’ex ispettore di Bankitalia siamo di nuovo di fronte a quel fenomeno che, in modo provocatorio può definirsi un “omicidio d’impresa”, perpetrato, nella circostanza, per mano dell’Europa su soggetti affetti da una grave patologia, ma sicuramente non “terminale” e il cui salvataggio avrebbe consentito di contenere le rovinose conseguenze economiche, sociali e politiche prodotte da valutazioni non corrette di un’Istituzione la cui mission dovrebbe consistere, tra l’altro, nella tutela degli interessi dell’UE e dei suoi cittadini su questioni che non possono essere gestite efficacemente a livello nazionale.
“Ciò dovrebbe indurre le competenti Istituzioni – sollecita Patalano – a riflettere sui termini e le modalità di intervento dell’Unione in materie rilevanti per la stabilità e l’efficienza del sistema finanziario degli Stati membri. Invero, le recenti attribuzioni alla Commissione europea in materia di concorrenza e risoluzione hanno investito tale Organo Esecutivo dei poteri propri di un’Autorità di Vigilanza, ingenerando commistioni di ruoli piuttosto pericolose, specie in assenza di una contrapposizione funzionale/dialettica con le Autorità istituzionalmente preposte alla salvaguardia degli interessi in discussione”.