di GianMarco Landi
Desta sconcerto e indignazione l’atto di puro servilismo attraverso cui, a seguito della pantomima di una presunta richiesta partita dalla Lega Basket A a cui la FIP (Federazione italiana Pallacanestro) avrebbe acconsentito, si è deciso di far suonare la Marsigliese al posto dell’Inno di Mameli in tutti i Palasport di A, Lega2 e B, il prossimo turno di campionato.
Il pretesto per recare questo omaggio ai cugini d’Oltralpe è dato dall’incendio del tetto di Notre Dame, un’occasione che a bene vedere sembra sempre meno sfortunata e sempre più scientemente propizia nel senso di dare materia ai giornalisti per sdilinquirsi e strusciarsi come cagne accalorate alle gambe del padrone di Francia, Emanuel Macron de Rothschild.
Gli ultras sono insorti per primi prendendo pubbliche posizioni di forte dissenso rispetto alla pretesa di coatto esercizio politicamente corretto che la FIP pretenderebbe dai tifosi del basket, addirittura desovranizzandoli del proprio inno nazionale. I primi ad uscire lancia in resta sono spuntati fuori dalla provincia italiana, con i grandi tifosi pesaresi, poi i coraggiosi canturini e via via tutti gli altri, fino ad arrivare anche ai milanesi, i quali hanno sorpreso tutti usando toni e linguaggi politicamente scorretti, forse maggiormente indicati a stracciare i bugiardini e le posologie di queste suppostine radical chic per bourgeois bohemian malati di ipocrisia.
Lo sconfinamento della FIP in un ambito che non le compete è palese, perché questa insulsa celebrazione è intrisa di strisciante propaganda politica che Gianni Petrucci è evidentemente smanioso di poter rivendicare, appuntandosela sul petto come una medaglia, così strizzando l’occhio a tutti gli apparati dei vecchi partiti, establishment oggi marginalizzata all’opposizione.
La Lega Basket è sicuramente succube della FIP essendo disinteressata e inabile a gestire grane politiche, e dovendo subire la gestione FIP degli arbitri, delle multe e delle penalizzazioni da infliggere ai club anche per qualche coro fuori posto, infatti si è dimostrata ignava rispetto ad una istanza sicuramente concepita dalla presidenza Petrucci. Se questo uomo politico alla etsta della Federazione si occupasse dei palazzetti senescenti, dei vivai cestistici in crisi, e di come poter far arrivare risorse al Mondo dellla pallacanestro, la sua arte manipolatoria sarebbe anche apprezzata e il suo lauto stipendio meritato, purtroppo invece il basket italiano è in crisi e sono in molti a pensare che sia per causa della stasi del vecchio marpione, il quale forse dovrebbe andare in pensione il prima possibile. Ma Petrucci evidentemente non ne ha alcuna voglia, tanto da partorire la gloriosa pensata di strumentalizzare la passione per il basket in senso politico europeista, e ciò non sembrava tanto ardito considerando che fischiare l’inno altrui non si addice alla compostezza dei tifosi del basket.
Si è forse pensato che la forzatura potesse riuscire sortendo sotto il pretesto di qualche lacrimevole compassione per i francesi una appassionata narrazione giornalistica per chi li rappresenta, cioè il machiavellico Principe di Francia. Invece molto probabilmente non sarà così e si annunciano proteste fragorose, dato che risulta palese a tutti il pesante afflato politicante di questa iniziativa che non omaggia nessuna vittima né nessuna perdita artistica, essendo tutto unicamente finalizzato a ‘sbavacciare’ riverente leccaculismo mediatico a beneficio del leader politico degli europeisti più sfegatati e violenti, con tanto di manganello e calcolatrici inique in mano. Ed infatti i Media danno in questi giorni enorme risalto agli sproloqui di una quindicenne svedese in delirante annunciazione della fine del Mondo, a cui ovviamente si potrà sfuggire recependo i suoi sfacciati appelli politico elettorali, e chissà quanto spazio potranno dare da qui alle prossime elezioni europee, sulla scia delle pagliacciate pro Notre Dame a Macron, alla sua ‘avvenente’ Premiere Dame e ai brand del capitalismo francese, molto attivi e voraci nelle campagne di conquiste aziendali qui in Italia.
Ricordo inoltre che un finanziarie francese di nome Bolloré fu capace pochissimi anni fa addirittura di mettere sotto scacco Silvio Berlusconi e la politica italiana scalando, peraltro in spregio alle Leggi italiane, il gruppo Mediaset evidentemente ponendolo sotto costante calamità di controllo da mani francesi.
Per concludere giova considerare come la FIP, notoriamente vicina ai palazzinari romani colpiti dalle sfumate speculazioni edili per le mancate Olimpiadi a Roma, sia stata attenta a cogliere le fragilità attuali del Governo giallo verde portando un contributo dispettoso e finanche un detrimento all’indirizzo politico della Nazione che nel recente passato, ha avuto, e tuttora ha, tantissimo da questionare e battagliare con le posizioni contundenti di Macron tese a colpire gli interessi della Repubblica italiana. Penso ad esempio all’applicazione dei vincoli di bilancio di Maastricht stringenti per noi ma non per la Francia; penso alla situazione dei pozzi di petrolio in Libia, una ex colonia italiana diventata francese ammazzando barbaramente il loro capo politico nostro alleato; penso alla questione migranti di cui solo gli italiani devono farsi carico a porti aperti, pancino in giù e culetto scoperto all’insù.
Ai più di voi non sarà difficile ravvisare come questo fenomeno di cattiva relazione tra Italia e Francia sia esploso dopo la dipartita del PD dagli scranni di un Governo che al tempo di Renzi e Gentiloni, fu sicuramente molto amichevole e cedevole rispetto alla incontrastata grandeur del Presidente francese, tanto da farci prendere a tutti noi anche a testate sul petto, obbligandoci a rimanere per terra contriti e senza il permesso di esprimere alcuna protesta, come osò fare Materazzi con Zidane nel 2006.
Per tutti questi motivi, essendo io un semplice tifoso della New Basket Brindisi costretto alla riflessione politica pure un attimo prima di guardare il basket, sabato sera sarò a Cremona con la sciarpa della mia squadra al collo e il tricolore nel cuore, e sebbene rispetti i francesi e mi piaccia anche il loro bellissimo inno, fischierò la Marsigliese dal mio posto in tribuna fino a farmi scoppiare la vena del collo con l’intento di protestare contro questa ridicola, volgare e servile pagliacciata antitaliana.