25 aprile, arcivescovo Delpini: “impariamo dai partigiani antifascisti”

“Nel mondo, nella societa’, in ogni parte della Terra c’e’ qualche cosa di sbagliato. Ma, nel reagire alle cose sbagliate, alcuni si lamentano, altri si rassegnano, altri spaccano tutto, e rispondono al male con la violenza. C’e’ un modo speciale dei cattolici e degli uomini e donne di buona volonta’ di reagire a cio’ che e’ sbagliato e storto. Ed e’ aggiustarlo”. E’ quello che hanno fatto i partigiani, in particolare quelli cattolici, durante la Resistenza, secondo l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ne ha parlato durante il suo intervento all’inizio delle celebrazioni del 25 aprile al Cimitero Maggiore.

L’erede di Ambrogio, nel suo discorso, ha preso “spunto da Carlo Bianchi, partigiano antifascista cattolico, che ha resistito quando e’ stato tradito, imprigionato e fucilato. Esempio di una serenita’ e di una fortezza che domina le passioni e ci mostra la strada da percorrere. Testimonianza della fede in Dio”. Bianchi, ingegnere, padre e marito “perdono’ anche colui che l’aveva tradito” nel contesto di un “Paese diviso e dominato dalla violenza”.

Secondo monsignor Delpini, compito dei cattolici e’ anche “un’interpretazione della convivenza come una pratica di fraternita’ fra le persone”. Per questo motivo ‘don Mario’, come ama farsi chiamare dai fedeli, ha “raccomandato” anche agli studenti presenti alle celebrazioni di questa mattina di seguire “questo modo di resistere all’indifferenza, alla rassegnazione” incitando i giovani a “contrastare il lamento e a contenere la violenza” perche’ “se una roba e’ storta e’ meglio mettere mano all’impresa di raddrizzarla”. Persistente deve essere anche davanti ai loro occhi “l’esempio dei partigiani che morirono di una ingiustizia assurda e cieca”. “Cosi’ vogliamo onorare coloro che ci hanno regalato questa Italia” ha concluso l’arcivescovo. affaritaliani.it

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