di Magdi Allam – – – Cari amici, la reazione di Rebecca Nyandeng De Mabior, la vedova di John Garang, il fondatore dell’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan, esprime lo sgomento e l’orrore per il comportamento di Papa Francesco prostrato per terra che le bacia le scarpe. Avete letto bene: il Papa le bacia le scarpe. Quelle mani congiunte davanti alla bocca e gli occhi persi nel vuoto testimoniano l’incredulità e la vergogna per un gesto che è totalmente umiliante per il Papa ma è anche imbarazzante per chi deve accondiscendere a una simile umiliazione.
Baciare le scarpe è universalmente sinonimo di umiliazione, sottomissione, perdita della dignità. Quando si vuole oltraggiare una persona lo si paragona ad una scarpa. Il 14 dicembre 2008 il giornalista iracheno Muntazar al-Zaidi, del canale televisivo al-Baghdadiya, per manifestare il suo disprezzo nei confronti del Presidente americano George W. Bush, nel corso di una conferenza stampa a Bagdad si tolse una scarpa e gliela lanciò contro urlando “questo è il bacio d’addio del popolo iracheno”.
Cari amici, per nessunissima ragione il Papa deve prostarsi per terra e baciare le scarpe di chicchessia.
È una profonda umiliazione per lui, è un oltraggio alla Chiesa cattolica che rappresenta, è un’offesa a Gesù Cristo di cui è il Vicario per i cattolici, ma è anche tremendamente inquietante per chi si ritrova il Papa baciargli le scarpe. Quest’immagine resterà alla Storia come il fotogramma della fase cruciale della decadenza della civiltà cristiana votata al suicidio e alla sottomissione.