Manutenzione negli ospedali, la denuncia: ‘Cambio appalto, meno soldi in busta’ – L’azienda vince l’appalto, ma il ‘ribasso’ con cui se lo aggiudica lo pagano i lavoratori. Un conto ‘salato’: 44 metalmeccanici che si occupano del servizio di gestione, manutenzione e verifiche delle apparecchiature biomedicali ed elettromedicali delle aziende sanitarie di BOLOGNA e Ferrara (le Ausl delle due città, Policlinico S.Orsola, Rizzoli, l’azienda ospedaliero-universitaria della città estense) hanno infatti ricevuto proposte di assunzione “irricevibili”.
Devono passare dalla vecchia ditta alla nuova, la Adiramef, ma nel farlo ci perderebbero il riconoscimento delle professionalità, da 200 a 800 euro al mese, l’anzianità aziendale, la sede di lavoro che diventa variabile su tutta la regione. “No grazie”, hanno risposto i 44 addetti altamente professionalizzati che da anni si occupano delle manutenzioni delle apparecchiature biomedicali ed elettromedicali negli ospedali e nelle Aziende sanitarie di Bologna e Ferrara.
E la Cgil e la Fiom si schierano con loro definendo la situazione che si è venuta a creare “particolarmente grave, se si considera che la gara di appalto prevedeva la clausola sociale nei confronti delle maestranze, che l’azienda entrante intende bypassare nella pratica mettendo in condizione di non accettare le proposte di assunzione”.
Cristina Pattarozzi (Cgil) e Debora Cervi (Fiom), spiegano che la Adiramef giustifica l’offerta peggiorativa di assunzione per via del margine economico risicato sull’aggiudicazione dell’appalto. “Potrebbe anche risultare vero se non fosse che il massimo ribasso lo ha definito nell’offerta di aggiudicazione (-15% della base d’asta). Ribasso che oggi viene chiesto di pagare ai lavoratori”, obiettano le due sindacaliste.
Se i lavoratori non accettano l’offerta della Adiramef sono a forte rischio licenziamento perché le aziende da cui erano assunti negli ultimi 10 anni non possono ricollocarli sul territorio. Se Adiramef ingaggiasse nuovi lavoratori, lo farà a “condizioni economiche e normative non idonee alla professionalità richiesta”, affermano Cgil e Fiom giudicando “singolare” che l’azienda non ritenga “necessario trattenere i 44 lavoratori e non riesca a trovare personale specializzato per una eventuale sostituzione”.
Inoltre, avvertono Pattarozzi e Cervi, “la perdita di questi lavoratori inevitabilmente comporterà disguidi pesanti sulla normale attività dei servizi ospedalieri e delle Ausl coinvolti con ripercussioni che ricadranno sui cittadini”. In tutto questo, dicono le due sindacaliste, “nonostante ripetuti solleciti di richieste di incontro con l’azienda subentrante ad oggi non vi è nessun segnale vero di disponibilità ad avviare un confronto sindacale teso a definire le tutele, non solo economiche, per la continuità lavorativa dei lavoratori e lavoratrici provenienti dalle aziende uscenti”.
Per la Cgil e la Fiom il quadro è “grave”, soprattutto “se si è in presenza di clausole sociali che dovrebbero garantire dei posti di lavoro e in questo caso anche la continuità del servizio in un settore come quello della sanità e pertanto auspichiamo una rapida soluzione anche con il coinvolgimento dei committenti a partire da chi ha indetto la gara di appalto”. (Mac/ Dire)