di Antonio Amorosi – – L’altra faccia di Roma è tornata ieri, quando l’Anticrimine della Polizia di Stato ha confiscato 30 milioni di euro ad un sodalizio criminale tra un clan della ‘ndrangheta calabrese e i Casamonica. E’ la Roma di tutti i giorni “All’ombra del Cupolone”, nome dell’operazione che ha sequestrato immobili, imprese e auto di lusso ottenuti da sfruttamento, usura, estorsioni e traffico di cocaina. Perché a Roma, come è noto, la mafia non c’è.
Il ponte strategico era un sorta di joint venture criminale che partendo dalla Calabria agiva riciclando il denaro sporco nella capitale. Secondo gli inquirenti al vertice del sodalizio vi sarebbero gli uomini del clan Piromalli, in accordo con il clan romano dei Casamonica. Data l’elevata pericolosità, accanto al maxi-sequestro è stata anche riconosciuta la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per 5 anni nel Comune di residenza nei confronti di Francesco Filippone e di Salvatore Casamonica.
Sono stati confiscati: 10 unità immobiliari ubicate in Calabria, Roma e Ardea (Roma); 21 società e/o imprese individuali con sede a Roma, Milano, Sora (Fr), Avellino, Caserta e Benevento; 25 complessi aziendali; 24 veicoli tra cui Maserati, Spider, Porsche, Hummer, Mercedes e Audi; 68 rapporti creditizi per un complessivo saldo attivo di 424.159,13 euro; 1 polizza pegno relativa a preziosi tra cui 3 orologi Rolex. Nel comunicato stampa la Polizia segnala anche l’intervento per bar e ristorazione situati nelle zone più prestigiose di Roma: “Pio Er Caffe”, “L’Angolo d’Oro”, un bar con tabaccheria denominato “Tentazioni Caffe”, nonché il ristorante/trattoria “Hostaria Sara Franca”, tutti ubicati nei pressi del Vaticano, una trattoria in Trastevere e il ristorante/pizzeria denominato “MiRò Restaurant Kitchen & Sound”.
Francesco Filippone, 39enne di Melicucco (Reggio Calabria) è il figlio del più noto Rocco Santo Filippone, esponente storico legato ai Piromalli e tra i capi del mandamento tirrenico. Insieme al boss di Cosa Nostra Giuseppe Graviano, Santo Filippone è attualmente sotto processo nell’ambito dell’operazione ”‘ndrangheta stragista” con la quale la Dda reggina indaga sull’alleanza ‘Ndrangheta-Cosa Nostra che vi sarebbe stata nei primi anni ‘90. Una pace-alleanza siglata con i corleonesi di Totò Riina e che ha sviluppato delle partnership criminali in ogni angolo d’Italia.
In queste ore si sta tenendo a Reggio Calabria, presso la Corte d’Assise proprio il processo con la testimonianza di Giovanni Brusca, killer di Cosa Nostra soprannominato “u verru” (il porco) o “scannacristiani” per la ferocia. Collaboratore di giustizia condannato per oltre un centinaio di omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo strangolato e sciolto nell’acido e l’omicidio del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta, Busca potrebbe far capire meglio di altri quella stagione di Stragi che portarono anche a tre attentati contro i carabinieri a Reggio Calabria (tra il 1993 e il 1994) in cui persero la vita gli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo.
Tra gli imputati di ”‘ndrangheta stragista” appunto anche Rocco Santo Filippone, padre di Francesco, al centro dell’inchiesta “All’ombra del Cupolone” e il palermitano Giuseppe Graviano.
Le indagini patrimoniali avviate alla fine dell’anno 2015 dalla Divisione Anticrimine e coordinati dalla dottoressa Angela Altamura, “sono state focalizzate”, spiegano gli inquirenti “sulla ricostruzione della carriera criminale dei membri del nucleo familiare di Francesco Filippone del suocero Francesco Calvi, del cognato di Calvi tale Michele Mercuri, di Roberto Giuseppe Cicivelli professionista consulente del gruppo e del citato Casamonica”.
La Polizia racconta così i personaggi dell’alleanza ‘ndrangheta-Casamonica che in quegli anni passarono dai clan della camorra, particolarmente forti a quel tempo a Roma, ai calabresi: “In particolare si accertava, un’infiltrazione nella realtà economico-finanziaria della capitale, iniziata alla fine degli anni ’90, ad opera dei proposti Calvi Francesco, Mercuri Michele e Filippone Francesco. Costoro, dopo essersi insediati in questo capoluogo, collegati anche ad esponenti della camorra, entravano in contatto con personaggi della criminalità organizzata romana, appartenenti alla famiglia Casamonica, con i quali stringevano alleanze”.