La morte di una alta funzionaria italiana della Commissione europea, archiviata come «suicidio» dalla polizia belga, sta mandando in fibrillazione la cosiddetta «bolla» internazionale interna ed esterna ai Palazzi comunitari di Bruxelles, dove la vicenda è già considerata un «giallo nell’euroburocrazia» con forti connotazioni politico-istituzionali.
La cinquantenne Laura Pignataro, incaricata di controllare la legalità delle nomine interne, è precipitata giù da un edificio nel dicembre scorso. Una inchiesta del quotidiano Liberation di Parigi ipotizza che potrebbe essere stata messa sotto pressione dalla potentissima lobby interna guidata dall’euroburocrate tedesco Martin Selmayr, «braccio destro» del presidente lussemburghese dell’istituzione Jean-Claude Juncker, dopo essere stata chiamata dal febbraio 2018 a compiere il suo dovere di fornire informazioni e documentazioni sulla promozione a segretario generale dello stesso Selmayr. Leggi: Commissione Ue: segreteria generale a un tedesco, il machiavellico Martin Selmayr Nomina poi pesantemente bocciata dall’Europarlamento e dall’Ombudsman comunitario, in quanto considerata in violazione delle regole giuridiche e di fatto un caso classico di «lottizzazione» su raccomandazione politica (attribuita a Juncker e alla parte cristianodemocratica del governo di Berlino).
Pignataro, accreditata da colleghi e amiche di grande rigore nell’ambito del suo ruolo istituzionale, potrebbe essersi trovata in contrapposizione con il «braccio destro» tedesco di Juncker. Potrebbe addirittura essere stata testimone di un presunto «conflitto d’interessi» nella valutazione e definizione della posizione di Selmayr.
Chi la conosceva bene ha confermato al Corriere la possibilità che, in aggiunta a vicende strettamente private, quanto le era accaduto sul lavoro potrebbe effettivamente averla amareggiata profondamente. La Commissione Ue ha però smentito tutte le ipotesi e le «accuse inaccettabili» di Liberation.
Alle 7.30 del mattino del 17 dicembre scorso. Pignataro, che da alcun giorni si era trasferita con la figlia a casa di un’amica (sembra soprattutto a causa delle tensioni familiari), avrebbe chiesto alla stessa di accompagnare al suo posto la sua ragazzina alla vicina fermata del bus della scuola. Durante la loro assenza, la dirigente della Commissione europea sarebbe salita all’ultimo piano e si sarebbe lanciata giù.