Venezuela, sabotaggio della rete elettrica: blackout e morti

Saltata anche la rete delle telefonia mobile, non si comunicava neanche su internet. I reparti degli ospedali erano completamente al buio, i medici giravano con le luci dei cellulari. Problemi anche per gli infermieri che erano costretti a raggiungere il loro posto di lavoro con mezzi di fortuna per tentare di rimettere in funzione le macchine che tenevano in vita molti malati cronici.

Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha denunciato che il blackout è stato causato da una serie di «attacchi cibernetici, elettromagnetici e fisici», in una operazione di «sabotaggio criminale» organizzata dagli Stati Uniti e messa in atto con la complicità di «sabotatori golpisti infiltrati» nell’ente elettrico nazionale Corpoelec.

Il blackout è “l’attacco elettrico più grande nella storia dell’America Latina”, ha detto Maduro in un discorso al Palazzo di Miraflores, al termine della Marcia Antimperialista Bolivariana. Maduro ha dichiarato che in tre occasioni il governo era riuscito a ristabilire l’erogazione di energia elettrica, e ogni volta di sono registrati attacchi e sabotaggi che hanno vanificato i suoi sforzi.

Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez, ha definito l’interruzione di corrente elettrica una “aggressione deliberata” degli Stati Uniti. L’esecutivo di Caracas ha inoltre annunciato che fornirà all’Onu “prove” della responsabilità di Washington nel gigantesco blackout.