Il direttore de ilGiornale Alessandro Sallusti non doveva essere arrestato per diffamazione. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo che ha condannato l’Italia al risarcimento per “ingiusta detenzione”.
A Sallusti venne notificato l’ordine di arresti domiciliari il 26 novembre del 2011 dopo una condanna definitiva per diffamazione e omesso controllo presentata contro di lui dal giudice Giuseppe Cocilovo. Il sabato successivo – il primo dicembre – gli agenti entrarono nella sede del quotidiano in via Gaetano Negri 4 per dare seguito alla misura, interrompendo la riunione di redazione del mattino e portando il direttore ai domiciliari (da cui poi “evase” simbolicamente). Poi, il 22 dicembre dello stesso anno, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano commutò la pena detentiva in un’ammenda, invitando il Parlamento a modificare le norme e le pene che regolano la diffamazione.
Ora la corte di Strasburgo ha stabilito che quella misura ha rappresentato un’ingerenza della magistratura nella libertà di espressione e ha condannato lo Stato a risarcire Sallusti con dodici mila euro per le ”sofferenze cagionate”.
“Spero che questa sentenza faccia giurisprudenza affinché un giornalista che non commette dei reati non possa essere mai più arrestato per fatti inerenti alla sua professione”, commenta all’agenzia Adnkronos Sallusti, “Sono soddisfatto, mi dispiace aver dovuto scomodare la Corte europea per una cosa che avrebbe dovuto essere evidente a qualsiasi Corte italiana di buon senso”.