In meno di due ore hanno messo a segno quattro blitz. Sempre con lo stesso copione, evidentemente studiato nel dettaglio. E sempre con la stessa arma, usata anche per colpire le vittime. Notte di “straordinari” quella tra mercoledì e giovedì per due rapinatori, che hanno letteralmente seminato il panico negli alberghi tra le zone di Affori e Zara. I due – uno descritto come alto e magro, l’altro più basso e con un “accenno di pancia” – sono entrati in azione la prima volta pochi minuti prima dell’1.30.
Le tre rapine negli alberghi – – -Il loro primo obiettivo è stato un hotel in via Porro Lambertenghi: i rapinatori, con il cappuccio alzato sulla testa e con una pistola in pugno, hanno immobilizzato il receptionist e hanno aperto la cassa alla caccia di soldi in contanti. Quindi, prima di scappare, hanno colpito l’uomo alla testa con il calcio della pistola.
Poco dopo un altro blitz, con modalità praticamente identiche – compresa l’aggressione finale – in un hotel di via Murat, dove hanno ferito un 56enne. A un chilometro da lì, in via Farini, la terza rapina. A farne le spese è stato un uomo – un 37enne – che era appena sceso dall’auto per acquistare le sigarette a un distributore automatico: i due lo hanno colpito alla testa con l’arma e gli hanno portato via la macchina. A bordo della stessa macchina, alle 3.03, sono arrivati fuori da un hotel di via Pellegrino Rossi, dove hanno stordito il portiere – un 44enne – e hanno chiuso la loro “serie”.
Da due degli alberghi, stando a quanto appreso, i malviventi sono riusciti a portare via soldi in contanti. Gli aggrediti sono tutti stati medicati dai soccorritori del 118 e per tre di loro si è reso necessario il trasporto in ospedale, da dove sono poi stati dimessi poco dopo.
Sui colpi indagano gli agenti delle Volanti della Questura di Milano, che hanno già acquisito le immagini delle telecamere degli hotel, con la speranza che dai video arrivino elementi utili per identificare i due rapinatori. Gli stessi poliziotti hanno anche raccolto le testimonianze delle vittime, che – nonostante la paura e le ferite – hanno descritto gli aggressori.