Ematologo Lo Coco si uccide lanciandosi nel Tevere, aperta inchiesta

La Procura di Roma ha aperto un’indagine sulla morte di Francesco Lo Coco, 63 anni, ematologo di fama internazionale, ordinario a Tor Vergata, suicidatosi nel fiume Tevere. L’ipotesi di reato, come sempre avviene in questi casi, è istigazione al suicidio.

Secondo quanto appreso, domenica 3 marzo, poco dopo le 14.00, mentre era a pranzo in un ristorante davanti al Foro Italico, dove stava festeggiando il compleanno del figlio della sua compagna. Improvvisamente Lo Coco si è alzato dicendo che doveva andare in bagno, invece è uscito dal locale e si è buttato dal ponte della Musica, al Flaminio.

Sulla vicenda non ci sarebbero punti oscuri e l’apertura di un fascicolo è più che altro un atto dovuto per poter svolgere accertamenti: al momento infatti, dall’esame esterno della salma disposto dal Pubblico Ministero Margherita Pinto, è confermata l’ipotesi del suicidio.

Siciliano di nascita, 64 anni da compiere il prossimo 30 di ottobre, brillante allievo di Franco Mandelli, Lo Coco ha guadagnato la notorietà internazionale per aver determinato, con i suoi studi, importanti passi avanti contro la ‘leucemia fulminante’. Per queste ricerche ha ottenuto diversi riconoscimenti, fra i quali l’edizione 2018 del ‘José Carreras Award’ all’ultimo congresso della Società europea di ematologia Eha, nel giugno scorso a Stoccolma.

Nel corso della sua carriera, Lo Coco si è occupato principalmente di caratterizzazione genetico-molecolare e terapia delle neoplasie ematologiche. Ha pubblicato oltre 300 articoli originali su riviste internazionali peer-reviewed, principalmente incentrati sulla diagnostica e il monitoraggio molecolare di leucemie e linfomi, e in particolare sulla leucemia acuta promielocitica. E’ stato anche presidente della Società italiana di ematologia sperimentale (2000-2002), componente della Commissione per la ricerca sanitaria del ministero della Salute (2001-2002), membro del Comitato Tecnico-Scientifico della Firc-Airc.

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nel recente passato, il medico sembra aver subito due grandi dolori. Si legge su Corriere:

Alla fine di ottobre, in corsa per una cattedra presso il Dipartimento di Biotecnologie cellulari ed Ematologia dell’università La Sapienza, nonostante il suo curriculum stellare si era visto preferire un collega. Ma la mazzata finale è stata la morte del suo amico Fernando Aiuti, l’immunologo caduto il 9 gennaio nella tromba elle scale dell’ospedale Gemelli. Una morte che aveva provocato in lui “impressione” e “sgomento”.