La carità ai nigeriani, dice il parroco. E chi se ne frega se gli italiani non hanno pane

Ma certo, sentivamo la necessità di un altro prete chiacchierone e demagogo. Decide lui a chi diamo anonimamente i nostri soldi in beneficenza. E se non facciamo come dice lui, espone la nostra nudità morale sulla pubblica piazza.
Piacere di conoscerla, anzi no, don Gino Cicuta da Mira, provincia di Venezia. Pretendo di scegliere il confessore, perché con i sacerdoti come lei non si sa mai. E’ l’Italia cloroformizzata dal pensiero unico, don Biancalani fa proseliti anche al di fuori della Toscana.
Accade che un cittadino recapiti in parrocchia una busta con soldi (suoi) all’interno. E un bigliettino che grosso modo suona così: “Signor parroco, vorrei che questa mia donazione serva ad aiutare qualche mio connazionale povero in canna. E non come al solito gli stranieri”.

Anonimo Veneziano…

Anziché ringraziare il malcapitato benefattore – per sua fortuna anonimo sennò sarebbe stato già lapidato da Boldrini, Saviano e compagnia – che ti fa il pretacchione rosso, perché è evidente che d’animo è così? Si mette al computer o prende carta e penna, e verga la reprimenda: “Riprenditi quei soldi”. Col pistolotto che fa tanto politicamente corretto: “Non sei un buon cristiano, chiunque tu sia”. E verrebbe da chiedergli a quanti cristiani non propriamente buoni sia abituato rivolgersi in quel modo, pubblico, attraverso il bollettino parrocchiale e la soffiata ai giornalisti per un po’ di pubblicità “progresso”. Magari la prossima volta, don Gino ci racconterà pure di quante corna è a conoscenza, delle confessioni sulla scarsa frequenza a messa e su qualche bestemmia di troppo.
Ha sbagliato l’anonimo benefattore? E’ un “sovranista” cattivone che sceglie a chi fare la carità? Chissà se a Mira ci sono semafori dove i nostri amici extracomunitari ci impongono il lavaggio dei vetri anche quando sono lindi. Nel caso don Gino obbligherebbe volentieri gli automobilisti a versare l’obolo…

E’ il prete a fare politica

E’ evidente che in questa storia si intrecciano sensibilità molto diverse. Ma mentre chi versa i soldi non lo conosce (ancora) nessuno, il sacerdote decide di spiattellare tutto, tanto per alimentare la vulgata sul razzismo tricolore. E’ il prete a fare decisamente politica, a ricavare una morale tutta sua in un paese dove invece crescono a dismisura i poveri di nazionalità italiana. Che facciamo, don Gino, una bella ritorsione e diciamo alla Caritas che gli italiani non si devono più sfamare? Si rende conto questo prete – e chi sta più su di lui – che proprio questi atteggiamenti propagandistici alimentano invece la diffidenza verso gli stranieri, molti dei quali a farsi volere bene non ci pensano proprio visto l’affollamento delle carceri? Lì sì che le mense li servono adeguatamente…

Non è casuale che sui social gli applausi scroscianti a don Gino da Mira vengano in larghissima misura dalla sinistra da tastiera, che si scatena contro chi offre quattrini propri ai poveri anziché negarglieli. Ti dà tanto fastidio che ci sia chi vuole aiutare prioritariamente la nostra gente? Ma che prete sei tu, che ti accanisci contro uno che invece dovresti ringraziare; purtroppo, è la semina di don Bergoglio, pare di capire…

Francesco Storace