Ci risiamo con l’emergenza razzismo. Ci risiamo con il clima d’odio dilagante. La sinistra torna a infiammarsi contro Matteo Salvini addossandogli le colpe di qualsiasi cretino che se ne va a zonzo a scrivere sui muri parolacce e minacce contro gli extracomunitari o che si permette di insultare un bambino in classe per il colore della sua pelle. Questa gentaglia non rappresenta certo l’Italia. Sono cretini e basta. E la loro idiozia nulla ha a che fare con l’impegno del governo a contrastare l’immigrazione clandestina o ad attuare politiche che garantiscano maggiore sicurezza nel Paese.
Possiamo starne certi: finché Salvini sarà al governo, la sinistra, certe correnti della Chiesa e, più in generale, tutte le sigle del buonismo rosso che gravitano in Italia strumentalizzeranno qualsiasi episodio di cronaca per dipingere gli italiani come un popolo di razzisti. Più la Lega salirà nei sondaggi, più ci parleranno di clima d’odio. Colpa di Salvini e del suo decreto Sicurezza. Colpa dello slogan leghista “Prima gli italiani”. Colpa delle politiche del governo che hanno aperto la “caccia allo straniero”. È questa la narrazione che i progressisti stanno mettendo in campo in vista delle elezioni europee.
Prima dell’emergenza razzismo, la sinistra si era inventata la deriva fascista. L’estate scorsa, con l’avvento di Salvini al Viminale, sembrava quasi che fosse stata ristabilita la Repubblica Sociale. I progressisti vedevano braccia alzate, episodi di intolleranza e aggressioni dietro ad ogni angolo. Una vera e propria caccia alle streghe finita in farsa quando si era scoperto che gli aggressori di Daisy Osakue, la discobola azzurra aggredita con una sassaiola di uova all’uscita dagli allenamenti, non erano pericolosi razzisti, ma giovani dementi che non conoscevano un’idea migliore per far passare il proprio tempo libero. Tra questi c’era persino il figlio di un consigliere del Pd. E così la crociata dei buonisti, che parlavano di emergenza fascismo e razzismo, era scemata in niente.
Oggi la sinistra è nuovamente scesa in campo, ancora più agguerrita di prima. Lo ha fatto cercando l’incidente a Sanremo. E ci riprova quotidianamente trasformando qualsiasi episodio di violenza razzista in un capo d’accusa contro il governo gialloverde e, in particolar modo, contro Salvini. Ma non bisogna cadere in questa trappola. Certo, è un dovere denunciare certi comportamenti perché vengano definitivamente estirpati dalla nostra società, ma non si può assolutamente legarli alla lotta all’immigrazione clandestina o alle politiche di sicurezza. Farlo significa mistificare la realtà: un manipolo di teste bacate non rappresenta la maggioranza degli italiani che, invece, chiede regole certe. Continuare a spingere l’acceleratore sull’emergenza razzismo porta soltanto ad avvelenare il clima e acuire lo scontro in un momento che, al contrario, richiede la massima tranquillità per poter ripartire.