Mafia cinese stanziale in Toscana, il rapporto della Dia

Fra i gruppi di matrice straniera quello della mafia cinese è certamente il macro-fenomeno più “pervasivo” e insidioso a Firenze ma soprattutto nell’area di Prato. Lo scrive la Direzione investigativa antimafia nella relazione semestrale presentata dal Ministero degli Interni al Parlamento, che mette in fila uno ad uno tutti i casi più significativi che riguardano le criminalità italiana e straniere.

Il centro della Toscana si conferma dunque terreno fertile per la criminalità asiatica. Ma c’è un dato nel dato che salta all’occhio. Perché regione Toscana, insieme alla Lombardia, è la regione a più alta densità di cittadini cinesi. E oltre a quelli regolarmente censiti c’è “una quota – non ponderabile se non presuntivamente – di soggetti irregolari, il cui numero può essere stimato soltanto sulla base dei frequenti interventi delle Forze dell’Ordine sul territorio all’interno dei laboratori di confezione, ove lavorano, giorno e notte, immigrati clandestini, spesso impiegati in condizioni di schiavitù“.

Insomma quanti siano i cinesi nelle nostre città non lo possiamo sapere con precisione. E a preoccupare, secondo la Dia, è il fenomeno delle presenze “fantasma” . “Gli sviluppi di tali accessi – si sottolinea nel rapporto – permettono di far emergere anche attività illecite in ambito fiscale con casi di false fatturazioni”.

Le “connotazioni di pericolosità” della mafia cinese sono legate soprattutto “all’impiego e allo sfruttamento di manodopera clandestina, al contrabbando di prodotti, alla contraffazione di marchi, alla sicurezza dei prodotti e alle violazioni al Made in Italy, all’utilizzo illecito di money transfer, nonché al riciclaggio e al reimpiego di capitali”.

“In tale contesto non sono mancati, nel tempo, casi di connivenza tra soggetti italiani e cinesi”, sottolinea ancora la DIa. “Più precisamente – spiega il rapporto – si fa riferimento alle condotte illecite realizzate tra ragionieri, contabili e imprenditori italiani che si prestano per assunzioni fittizie o che cedono in affitto capannoni industriali a soggetti cinesi che operano nell’illegalità. In proposito è da rilevare come i ricavi di molte realtà economiche illegali siano sottratti al fisco attraverso i collaudati sistemi delle partite Iva ‘apri e chiudi’ e del ricorso a prestanome”.

Il rapporto rileva anche come “la criminalità cinese stanziale in Toscana ha dimostrato una spiccata capacità anche nella gestione e nel controllo del traffico delle merci su strada. Una evidenza confermata, proprio nel semestre, dall’inchiesta ‘China Truck’, conclusa a gennaio dalla Polizia di Stato di Firenze e Prato, con l’arresto di 33 cittadini cinesi. L’associazione aveva, di fatto, acquisito il monopolio, in tutta Europa, del traffico su gomma delle merci delle aziende cinesi. Una egemonia nel campo della logistica che veniva, tra l’altro, alimentata con i proventi di attività criminali tipiche della malavita cinese“.

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