Roma – La Guardia di Finanza ha arrestato per corruzione il presidente ed il direttore generale dell’Enpapi, l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica: intascate tangenti per oltre 50 milioni di euro dal 2012. In manette anche un commercialista, un avvocato ed un imprenditore.
Nella mattinata di martedì, i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito 5 provvedimenti di custodia cautelare in carcere emessi dal Gip del Tribunale capitolino, su richiesta della competente Procura, per reati di corruzione. La misura è stata eseguita nei confronti del presidente e del direttore generale dell’Enpapi (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica), e verso un imprenditore, un avvocato e un commercialista.
Le contestazioni riguardano plurime tangenti corrisposte ai suddetti vertici Enpapi dall’imprenditore e dai professionisti, che hanno così ripagato i notevoli vantaggi economici goduti grazie all’Ente, sotto forma di numerosi incarichi di consulenza conferiti loro dalle società di gestione dei fondi ove ha investito l’Ente previdenziale, i quali hanno fruttato compensi professionali per circa 50 milioni di euro dal 2012.
Le indagini traggono origine da un’articolata analisi finanziaria antiriciclaggio, svolta “a monte” dall’Unità di Informazione Finanziaria e sviluppata sul piano investigativo dal Nucleo Speciale Polizia Valutaria, il quale ha curato, su delega dell’Autorità Giudiziaria romana, tutti gli occorrenti atti di indagine finalizzati all’acquisizione delle fonti di prova. Unitamente agli arresti, sono in corso, su tutto il territorio nazionale, anche una serie di perquisizioni presso studi professionali e aziende interessati dalla vicenda.
I militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria stanno procedendo, parallelamente, al sequestro di somme di denaro, beni mobili e immobili per un importo di circa 350 mila euro, pari all’importo dei fatti corruttivi finora accertati.
Simone Barone, Segretario Territoriale del sindacato NurSind di Roma, ha definito l’accaduto come “la solita situazione incresciosa”. “È assurdo che un commercialista, un avvocato e un imprenditore, tutte persone al di fuori dal mondo infermieristico, potessero amministrare i soldi che venivano versati dagli infermieri liberi professionisti. Per fortuna – conclude Barone – non ci saranno ripercussione di alcun tipo negli ospedali poiché l’Enpapi curava gli interessi di operatori sanitari liberi professionisti”.