Lunedì 18 febbraio scorso a Sanremo, presso la sala Melograno del Palafiori, la Cgil di Imperia, nel contesto dell’iniziativa «Scuola di Pace», ha organizzato un incontro di formazione ed informazione sull’Islam. Davanti ad una platea di circa settanta persone di tutte le età, gli oratori della Co.Re.Is. si sono impegnati a presentare la loro versione dell’Islam italiano, senza contraddittorio e ponendo l’accento solo su cosa c’è di buono e superiore nel pensiero islamico.
L’incontro, suddiviso in quattro argomenti, ha visto alternarsi, come relatori, Yusuf Pisano, Zahira Musso, Mansur Baudo e Sabur Turrini, tutti italiani convertiti.
Il Signor Pisano ha elencato le iniziative dell’associazione, in tema di dialogo interreligioso e di sostegno nelle carceri e negli ospedali e l’opera di monitoraggio contro il radicalismo; ha, inoltre, decantato la collaborazione con le Comunità ebraiche e cristiano cattoliche.
L’incontro, però, ha iniziato a prendere concretamente la dimensione di spot pro-islamico dall’intervento della Signora Musso, la quale, parlando del «Patto per un Islam Italiano», firmato dal Ministro Minniti con alcune Associazioni islamiche, ha presentato una comunità islamica discriminata, perché non messa in condizione di essere equiparata ad altre comunità religiose. Per sua stessa ammissione, il Patto succitato non ha nessun valore, perché caduto nel nulla, e, pertanto, a suo dire, se l’Italia, come Stato, non riconosce ufficialmente l’Islam, il rischio radicalizzazione sarà sempre più elevato. A supporto di tale affermazione, la Musso ne ha, poi, elencato le “ragioni”, come l’impossibilità di creare un Albo degli Imam e di costruire non grandi, ma piccole moschee di quartiere, a suo dire, più utili e funzionali. Il messaggio è chiaro: giocare sulla paura del radicalismo, per ottenere ciò che più serve ad un processo di islamizzazione, le moschee.
L’Islam, però, non è in sintonia e non rispetta i principi fondamentali della Costituzione italiana e, pertanto, non può essere riconosciuto.
Sconvolgenti, poi, gli interventi di Baudo e Turrini. Il primo ha decantato la bravura dei lavoratori musulmani, che hanno più voglia di lavorare e di impegnarsi e che, perfettamente integrati, chiedono solo che tutti i venerdì venga loro concessa un’ora e mezza di tempo per andare a pregare in moschea, durante l’orario di lavoro. Ha, poi, messo l’accento sul marchio di certificazione «halal» , grazie al quale, a suo dire, molte ditte italiane stanno crescendo, producendo articoli, alimentari e non; ha, inoltre, puntualizzato, sulla “magnifica esperienza” della macellazione halal che, sempre a suo dire, rispetta l’animale e rende le sue carni più buone. In Italia ci sono già più di due macelli che producono solo carne halal e la quasi totalità delle operazioni è gestita da personale musulmano, a causa della rigidità del rito, e, se per caso ci fosse qualche donna tra gli addetti, essa non può lavorare nei giorni del ciclo mestruale.
Conclude il Signor Turrini, decantando la «Finanza Islamica», presentata come una panacea finanziaria, un paradiso etico di equità, spiegando sommariamente che nell’Islam chi presta soldi non può chiedere interessi…
Bello vero…. Peccato che la realtà sia un po’ diversa. L’Ente Nazionale Microcredito Italiano ha firmato con la Co.Re.Is. un accordo grazie al quale islamici e non possono approfittare di un canale creditizio particolare. In sostanza, come ben spiegato dagli studi del Professor Peter Hammond sui comportamenti delle Comunità islamiche nel mondo, siamo ancora alla fase di falsa presentazione e di dissimulazione del vero pensiero islamico, di fronte ad una platea composta da filo-musulmani, persone non acculturate sull’Islam e fans dell’integrazione ad ogni costo, è stata fatta la propaganda di un Islam tutto amore e comprensione, rispetto ed altruismo, pace e fratellanza, convivenza felice e tolleranza della cultura e delle tradizioni altrui.
Nel dibattito finale sono, però, emerse le contraddizioni e, per chi un po’ conosce Corano e Hadith, tutto ha preso un significato diverso: ad alcune obiezioni sulla Sharia, sulle costrizioni religiose, sulla discriminazione verso le donne, le risposte sono state evasive e superficiali, tutti gli oratori si sono rifugiati nell’incolpare di ignoranza i Paesi islamici che applicano la legge coranica (???), in quanto, a loro dire (udite, udite), il Corano va contestualizzato ed interpretato, anche se è la parola di Dio diretta e pertanto così era così è e così sarà…..
Confusamente molto chiaro, vero?
Al termine mi sono presentato come segretario regionale del Partito Anti-Islamizzazione per il Piemonte, dichiarando tranquillamente che, a mio parere, l’Islam è incompatibile con democrazia, libertà e libero arbitrio. Subito ho catturato l’attenzione, l’invito a pranzare con loro (declinato cortesemente) ed a recarmi in Moschea a Torino e Milano per un confronto. Ci penserò, anche perché, ogni volta che parlo con rappresentanti di Associazioni islamiche o con musulmani, mi convinco sempre di più di quali pericoli stiamo correndo e di come, nel silenzio e nell’indifferenza generale, l’Islam in Italia stia conquistando terreno e potere.
Belli Otello