Shamima Begum ha 19 anni ed è stata una delle adolescenti britanniche più giovani ad unirsi all’ISIS. Nel febbraio del 2015 Shamima, allora studentessa alla Bethnal Green Academy di Londra, lasciò tutto per raggiungere la Siria. Insieme ad altre due compagne di scuola, prese un volo della Turkish Airlines dall’aeroporto di Gatwick, Londra, a Istanbul. E da lì attraversò il confine per raggiungere Raqqa.
Ora Shamima vorrebbe tornare nel Regno Unito, ma non per questo rinnega la scelta fatta quando era più piccola . “Non sono la stessa sciocca ragazzina quindicenne che è scappata da Bethnal Green quattro anni fa”, ha raccontato al giornalista del Times Anthony Loyd. “E non mi pento di esseere venuta qui”.
Il quotidiano britannico ha ‘scovato’ Shamima in un campo rifugiati di al Hol, nel Nordest della Siria. Nonostante fosse “debole” e “sfinita dalla fuga attraverso il deserto”, la ragazza “sembrava calma e parlava con voce raccolta”, scrive Loyd. La giovane ha raccontato di essere al nono mese di gravidanza e di voler tornare in Inghilterra proprio perché teme che nel campo profughi il suo bambino possa ammalarsi. I primi due figli di Shamima sono morti di malnutrizione, mentre il marito, un combattente olandese dello Stato Islamico, è stato arrestato.
Una delle sue due amiche inglesi, Kadiza Sultada, si ritiene che sia stata uccisa in un bombardamento nel 2016. Shamima in quei giorni era a Raqqa, e racconta: “La casa in cui viveva [Kadiza] è stata bombardata perché una spia aveva scoperto delle cose. Anche altre persone sono state uccise”.
Com’era la vita a Raqqa? “Era una vita normale, come quella che veniva mostrata nei video di propaganda”. Shamima assicura di aver vissuto la vita che voleva. “Se ho visto un’esecuzione? No, mai. Ma una volta ho visto una testa decapitata in un cassonetto”. Aver visto una scena così “non mi ha affatto disturbato”, dice serafica. Poi parla del marito: “Mi ha detto che quando era in prigione c’erano delle persone che venivano torturate così brutalmente da essere tentati di dichiararsi spie solo per essere uccise”.
La sua opinione dell’ISIS non è sempre positiva. Anzi. Nello Stato Islamico, dice Shamima, “l’oppressione e la corruzione dilagano. Non meritano la vittoria”. Sul futuro dell’Isis comunque “non ho grandi speranze”. “Voglio solo tornare per il mio bambino. Farò tutto il necessario per poter rientrare e vivere tranquillamente con il mio bambino”, anche se “so quello che tutti” nel Regno Unito “pensano di me” visto “cosa è stato scritto su di me online”.
Il governo inglese: “Non saremo noi a riportarla a casa”
Ma difficilmente Shamima farà rientro nel Regno Unito. Dopo l’articolo del Times, il sottosegretario all’Interno Ben Wallace, ha dichiarato ai microfoni della Bbc che che non intende “mettere a rischio” la vita dei suoi funzionari e agenti “per andare a cercare dei terroristi o ex terroristi” in quelle aree. “Le azioni hanno delle conseguenze” e dunque non ci sarà nessuna operazione di salvataggio per Shamima.
In quanto cittadina britannica, ha aggiunto il sottosegretario, Begum ha il diritto di rientrare in patria, ma al suo ritorno verrà “come minimo processata”. Ad ogni modo a riportarla indietro non sarà il governo inglese. Se Begum vuole tornare a casa dovrà “raggiungere la Turchia o l’Iraq e rivolgersi ai servizi consolari in quei Paesi”.