Nei giorni scorsi la Polizia di Frontiera di Malpensa, a conclusione di una indagine coordinata dal Sost. Proc. della Repubblica di Busto Arsizio dott.ssa Susanna Molteni, ha eseguito sei ordinanze di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di due cittadini marocchini e quattro giovani donne italiane, per i reati di favoreggiamento all’immigrazione e alla permanenza clandestina di cittadini marocchini irregolari sul territorio.
L’indagine ha avuto inizio su iniziativa degli uomini della Polizia di Stato dello scalo varesino nel giugno del 2018, a seguito del rintraccio sul piazzale aeromobili di un sedicente cittadino marocchino, sprovvisto di documenti di identificazione e di biglietto aereo, che tentava di eludere i controlli di frontiera. Nella circostanza, venivano avviati una serie di accertamenti volti a risalire alla provenienza dello straniero, al fine di mettere in atto il suo respingimento alla frontiera.
Le verifiche svolte sulle liste passeggeri dei voli in arrivo e la visione delle immagini del sistema di videosorveglianza permettevano di accertare che lo straniero era giunto da Casablanca (MAROCCO) in transito per Mosca (RUSSIA). Da una minuziosa ricostruzione dei movimenti dello stesso, attenzionato dal momento dello sbarco fino al suo rintraccio, si riscontrava che l’uomo aveva preso contatti con una dipendente aeroportuale, che, utilizzando il proprio badge aeroportuale, lo aveva accompagnato sul piazzale aeromobili area toboga/bagagli, nel tentativo di favorirne l’ingresso illegale sul territorio nazionale. Per quanto accertato, il sedicente cittadino marocchino veniva respinto verso il luogo di provenienza, mentre la dipendente aeroportuale, impiegata in una ditta di pulizie, veniva deferita alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio (VA) per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e nel contempo il suo tesserino aeroportuale veniva sospeso.
Nel prosieguo delle indagini volte ad accertare se la dipendente aeroportuale avesse pianificato l’attività illecita di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, si appurava che la donna era in contatto con un connazionale gravitante nell’hinterland di Milano, cui si era rivolta per regolarizzare il proprio fratello, clandestino in Italia.
Il connazionale, O.M. di anni 40, titolare di un permesso di soggiorno per motivi familiari, domiciliato a Busto Arsizio, era conosciuto come persona in grado di pianificare matrimoni fittizi tra cittadini marocchini irregolari e donne italiane, dietro il pagamento di somme di denaro anche ingenti.
L’intermediario richiedeva somme che variavano dai 6.000 agli 11.000 euro, in considerazione del fatto che il matrimonio con un cittadino dell’Unione Europea consente al cittadino di un paese terzo di ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari, anche se rilasciato nelle more delle verifiche in merito alla convivenza degli sposi.
Nel corso dell’attività di indagine sono stati accertati almeno quattro matrimoni “combinati”, che sono stati il presupposto per la richiesta del titolo di soggiorno, mentre di un quinto sono stati individuati i preparativi, anche se lo stesso non si è concluso per disaccordi tra le parti.
Il cittadino marocchino, regolarmente soggiornante in Italia da otto anni, era in grado di reperire cittadine italiane, giovani donne poco più che ventenni che, trovandosi in condizioni economico-familiare disagiate, concordavano il matrimonio dietro un compenso, che poteva raggiungere i 4.000 euro. Le somme venivano corrisposte in più tranches, corrispondenti alle diverse fasi dell’iter burocratico: pubblicazioni – matrimonio – accertamento della convivenza – rilascio del titolo di soggiorno.
Dei quattro cittadini marocchini che erano riusciti a contrarre matrimonio, poco meno che quarantenni, uno era destinatario di provvedimento di espulsione, due erano stati titolari di permessi di soggiorno per motivi di lavoro scaduti e non più rinnovati, mentre del quarto non risultano precedenti rintracci sul territorio nazionale.
All’inizio della settimana gli uomini della Polaria hanno proceduto all’arresto di O.M., accompagnato presso il carcere di Busto Arsizio, mentre la dipendente aeroportuale è stata sottoposta alla misura degli arresti domiciliari; alle quattro giovani spose coinvolte nei matrimoni fittizi è stata notificata la misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Nel corso della perquisizione domiciliare effettuata nell’abitazione di O.M. è stata trovata numerosa documentazione inerente i matrimoni pianificati.