Un’audizione che “non ha fornito la quantità di risposte che la portata del problema richiederebbe”. Così il presidente della commissione speciale sui Crimini finanziari del Parlamento europeo, Petr Ježek, ha definito il dibattito con il rappresentante della Deutsche Bank sullo scandalo finanziario che ha travolto l’istituto tedesco.
Gli eurodeputati volevano vederci più chiaro sui 230 miliardi di dollari, in gran parte provenienti dalla Russia, che secondo le accuse sarebbero passati attraverso la filiale estone di Danske Bank e girati a Deutsche Bank, JPMorgan e Bank of America per essere ripuliti e immessi nuovamente nel sistema finanziario internazionale. Le rivelazioni sono arrivate lo scorso novembre dall’ex capo dell’unità di Danske Bank che si occupava delle operazioni finanziarie nei Paesi Baltici, Howard Wilkinson, secondo cui 150 miliardi di dollari sarebbero passati per la banca tedesca.
“Stiamo cercando di imparare da questi incidenti e guardare al futuro”, ha detto il responsabile dell’antiriciclaggio del gruppo Deutsche, Stephan Wilken, rispondendo alle domande dei deputati. Come racconta Politico però, nonostante domande specifiche, Wilken ha rifiutato di entrare nei dettagli in quanto “un’indagine interna su cosa è successo tra il 2007 e il 2015 è ancora in corso e al momento non posso commentare”, ha detto. Sulle transazioni sospette con la Danske Bank il funzionario si è limitato a dire che “i clienti di Danske Estonia non sono nostri clienti, quindi non facciamo analisi conoscitive” su di loro, assicurando però che “quando le transazioni vengono processate dal nostro istituto e vediamo nomi soggetti a sanzioni, allora interrompiamo i pagamenti”.
E l’audizione non ha soddisfatto i deputati. “La Deutsche Bank si rifiuta di fornire informazioni”, ha attaccato il Verde Sven Giegold secondo cui “è irrispettoso nei confronti del Parlamento europeo mantenere i suoi membri all’oscurità in questo modo”.