di Antonio Amorosi
Senatore, lo facciamo cadere ‘sto governo?
“Noi andremo a rispondere al quesito se il ministro dell’Interno Salvini ha agito a tutela dell’interesse dello Stato o meno… e diremo si o no”, spiega ad Affaritaliani Mario Giarrusso, capogruppo M5S nella Giunta per le autorizzazioni al Senato
Cioè?
“Qui non si tratta di salvare questo o quello, le immunità a noi non interessano, il problema è giuridico”.
Il caso infatti si sviscera tutto nell’aspetto giuridico della questione. Non è la politica la chiave per capirlo.
Se il ministro dell’Interno Matteo Salvini andasse a processo sulla vicenda “nave Diciotti” (il 24 gennaio 2019 il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro di lui per aver impedito per 5 giorni lo sbarco nel porto di Catania di 177 migranti a bordo dell’imbarcazione) verrebbe quasi sicuramente condannato. Anche perché la nave Diciotti non è straniera o di proprietà di una Ong ma italiana, di una Capitaneria di Porto.
Perché condannato? Lo si capisce chiaramente dalla formulazione del quesito dei magistrati che in soldoni chiedono: Salvini ha agito per un suo fine personale o nell’interesse dello Stato?
Ma facciamo un passo indietro.
Matteo Salvini è un senatore e i reati che gli sono contestati, nell’esercizio delle sue funzioni di ministro, è necessario siano vagliati dal Senato, al fine di evitare una possibile azione di natura politica della magistratura. Nello specifico le contestazioni verranno prima valutate dalla Giunta per l’immunità che darà indicazioni all’aula, se autorizzare a procedere o meno. In soldoni: la magistratura può e deve contestare eventuali reati ad un parlamentare o a un ministro ma la natura di queste contestazioni (se sono il frutto di una scelta politica legittima o di un illecito che nulla ha a che fare con l’esercizio dell’azione politica) va vagliata.
L’azione di limitare gli sbarchi degli immigrati era nel contratto di governo sottoscritto da M5S e Lega. “La questione migratoria attuale risulta insostenibile per l’Italia, visti i costi da sostenere e il business connesso, alimentato da fondi pubblici nazionali spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata”, recitava il contratto che aggiungeva “è imprescindibile scardinare il business degli scafisti che ha causato sbarchi e morti nel Mar Mediterraneo e smantellare le organizzazioni criminali internazionali per la tratta degli esseri umani”.
Nel caso il Senato avallasse l’idea che Salvini abbia agito per un suo fine meramente personali sarebbe come confermarne la colpevolezza, per come è formulata la domanda Tribunale dei ministri di Catania, contraddicendo pure il contenuto nel contratto di governo sottoscritto.
Infatti la domanda è esplicita…
“Io non conosco le carte e dovrò leggerle, non posso fare anticipazioni quindi non mi sento di dare indicazioni ma il quesito ecco… mhn”, aggiunge Giarrusso (che è anche un avvocato).
… è chiaro.
“E’ una questione tutta giuridica. Non c’entrano nulla le immunità. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepresidente Luigi Di Maio e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli hanno dichiarato di assumersi la responsabilità di quella scelta che era collegiale. Ora depositeranno una memoria, spiegando che sul caso Diciotti c’è stata una decisione che coinvolge tutto il Governo, con responsabilità anche di altri ministri e del Presidente del Consiglio stesso”
Il movimento si è sempre espresso avallando le richieste dei magistrati.
“Si certo, ma contro le immunità della casta. Non è questo il caso. Noi dovremo valutare se l’azione del ministro ha un fine personale”
In questo senso non hanno alcun fondamento le critiche al M5S. Evitare gli sbarchi era un proposito già esplicitato nel contratto di governo sottoscritto. L’azione di Salvini ne è stata solo la conseguenza.