Germania: dichiarata incostituzionale la legge che vieta i matrimoni precoci

  • La sentenza, che apre di fatto la porta alla legalizzazione in Germania dei matrimoni infantili regolati dalla sharia, è uno dei numerosi casi in cui i tribunali tedeschi stanno – intenzionalmente o meno – promuovendo la creazione nel paese di un sistema giuridico islamico parallelo.
  • “La Germania non può, da un lato, essere contraria alle nozze precoci che si contraggono in altre parti del mondo, e, dall’altro, essere favorevole alla celebrazione di tali matrimoni sul suolo tedesco. (…) In tal caso, non può essere compromesso l’interesse superiore del bambino. (…) Qui si parla della tutela di bambini e minori sancita costituzionalmente!” – Winfried Bausback, legislatore bavarese che ha contribuito a redigere la legge che vieta i matrimoni precoci.
  • “Dovremmo considerare un’altra cosa: i giudizi vengono emessi ‘in nome del popolo’. Questo popolo ha chiaramente detto attraverso i propri rappresentanti nel Bundestag che non vuole più ritenere legali i matrimoni infantili.” – Il giornalista Andreas von Delhaes-Guenther.

La Corte federale di giustizia (Bundesgerichtshof, BGH), il più alto tribunale di giurisdizione civile e penale della Germania, ha stabilito che una nuova legge che vieta i matrimoni precoci può essere incostituzionale perché tutti i matrimoni, compresi quelli infantili regolati dalla sharia, sono protetti dalla Legge fondamentale tedesca (Grundgesetz).

La sentenza, che apre di fatto la porta alla legalizzazione in Germania dei matrimoni infantili regolati dalla sharia, è uno dei numerosi casi in cui i tribunali tedeschi stanno – intenzionalmente o meno – promuovendo la creazione nel paese di un sistema giuridico islamico parallelo.

Il caso riguarda una coppia siriana – una ragazzina di 14 anni sposata con un cugino 21enne – arrivata in Germania nel bel mezzo della crisi migratoria nell’agosto del 2015. L’Ufficio di assistenza ai giovani (Jugendamt) rifiutò di riconoscere il loro matrimonio e separò la ragazza dal marito. Quando quest’ultimo intentò causa, un tribunale minorile di Aschaffenburg si espresse a favore dello Jugendamt, che affermò di essere il tutore legale della giovane.

Nel maggio del 2016, una corte d’appello di Bamberg annullò la decisione e stabilì che il matrimonio era valido perché era stato contratto in Siria, dove, conformemente alla legge della sharia, i matrimoni precoci sono ammessi. La sentenza ha di fatto legalizzato in Germania i matrimoni infantili regolati dalla sharia.

Tale sentenza – che è stata definita come un “corso intensivo di diritto matrimoniale islamico siriano” – ha scatenato una tempesta di critiche. Qualcuno ha accusato il tribunale di Bamberg di anteporre la sharia al diritto tedesco per legalizzare una pratica vietata in Germania.

“Le giustificazioni religiose o culturali celano il fatto che gli uomini più grandi abusano di giovani ragazze”, ha detto Rainer Wendt, a capo del sindacato della polizia tedesca.

Monika Michell di Terre des Femmes, un gruppo che opera a favore della difesa dei diritti delle donne, ha aggiunto: “Un marito non può essere il tutore legale di una moglie bambina perché ha una relazione sessuale con lei, il che è un evidente conflitto di interessi”.

Eva Kühne-Hörmann, ministro della Giustizia dell’Assia, si è chiesta: “Se ai minori non è permesso a giusto titolo di comprare una birra, perché il legislatore dovrebbe consentirgli di prendere decisioni così importanti come quella di sposarsi?

Altri hanno detto che la decisione avrebbe innescato un conflitto culturale in Germania, poiché i musulmani l’avrebbero vista come un precedente per caldeggiare la legalizzazione nel paese di altre pratiche islamiche, tra cui la poligamia.

Nel settembre del 2016, il ministero dell’Interno tedesco, rispondendo a un’interrogazione sulla legge sulla libertà d’informazione, rivelò che 1.475 minori sposati vivevano in Germania dal 31 luglio 2016, e tra questi 361 avevano meno di 14 anni.

Nel tentativo di proteggere le ragazze che si sono sposate all’estero, ma che hanno cercato asilo in Germania, il parlamento tedesco, l’1 giugno del 2017, aveva approvato una legge che vieta i matrimoni precoci. La cosiddetta Legge per combattere i matrimoni infantili (Gesetz zur Bekämpfung von Kinderehen) fissa a 18 anni l’età minima per contrarre matrimonio in Germania e annulla tutte le unioni esistenti, comprese quelle celebrate all’estero, dove uno degli sposi aveva meno di 16 anni al momento della cerimonia nuziale.

La Corte federale di giustizia tedesca, nella sua sentenza, pubblicata il 14 dicembre 2018, ha affermato che la nuova legge potrebbe essere incostituzionale perché ha violato l’art 1 (dignità umana), l’art. 2 (libero sviluppo della personalità), l’art. 3 (uguale protezione) e l’art. 6 (tutela del matrimonio e della famiglia) della Legge fondamentale, che funge da Costituzione tedesca.

La Corte ha inoltre stabilito che la nuova legge non ha effetto retroattivo e pertanto non può applicarsi alla coppia siriana, che si è sposata nel febbraio del 2015.

Infine, la Corte federale di giustizia ha chiesto alla Corte costituzionale federale (Bundesverfassungsgericht) di esaminare la legittimità del divieto assoluto dei matrimoni precoci e di stabilire se alle autorità tedesche spetti il compito di accertare la validità dei matrimoni precoci caso per caso.

La sentenza ignora l’art. 6 della legge introduttiva al codice civile tedesco (Einführungsgesetz zum Bürgerlichen Gesetzbuche, EGBGB), che recita:

“Una norma giuridica di un altro Stato non si applica se la sua applicazione si traduce in un risultato manifestamente incompatibile con i principi fondamentali della legge tedesca. In particolare, non è applicabile se tale applicazione è incompatibile con i diritti fondamentali”.

Proteggendo la coppia siriana dal diritto tedesco, la corte non ha soltanto legittimato l’uso della legge della sharia per determinare l’esito dei casi giudiziari in Germania, ha anche stabilito un precedente che quasi certamente sarà utilizzato in futuro dai difensori dei matrimoni precoci e di altre leggi straniere.

Inoltre, insistendo sul fatto che la legittimità dei matrimoni infantili sia vagliata caso per caso, la Corte ha aperto la porta alle cosiddette eccezioni culturali, ossia quelle sancite dalla sharia, che non fissa alcun limite di età al matrimonio.

Winfried Bausback, un legislatore bavarese, che ha contribuito a redigere la legge che vieta i matrimoni precoci, si è detto indignato per la decisione della Corte:

“A causa della nostra Costituzione e nell’interesse dei minori, nel caso in questione, dovrebbe esserci una sola risposta: questo matrimonio avrebbe dovuto essere nullo sin dall’inizio.

“La Germania non può, da un lato, essere contraria alle nozze precoci che si contraggono in altre parti del mondo, e, dall’altro, essere favorevole alla celebrazione di tali matrimoni sul suolo tedesco. (…) In tal caso, non può essere compromesso l’interesse superiore del bambino. (…) Qui si parla della tutela di bambini e minori sancita costituzionalmente!”

Il giornalista Andreas von Delhaes-Guenther ha scritto:

“Alla fine, è una questione di principio fino a che punto la Germania voglia accettare una legge straniera totalmente contraria alle nostre leggi che regolano questioni importanti. Ci sono voluti secoli per rimuovere il Medioevo dal nostro diritto; non dobbiamo ora riportarlo indietro per motivi di presunta tolleranza o perché occorre ‘vagliare caso per caso’. Piuttosto, dobbiamo dire che in Germania, la legge tedesca vale per tutti, soprattutto per quanto concerne fondamentali interessi giuridici, quali la vita, la salute – oppure il benessere dei minori, il cui limite di età per contrarre matrimonio è immutabile.

“Dovremmo considerare un’altra cosa: i giudizi vengono emessi ‘in nome del popolo’. Questo popolo ha chiaramente detto attraverso i propri rappresentanti nel Bundestag che non vuole più ritenere legali i matrimoni infantili”.

I tribunali tedeschi e la legge della sharia

I tribunali tedeschi fanno sempre più riferimento alla legge della sharia e si rimettono a essa perché gli attori o i convenuti sono musulmani. Secondo gli oppositori, i procedimenti giudiziari – soprattutto quelli in cui la legge tedesca ha un ruolo secondario rispetto alla legge della sharia – riflettono una pericolosa ingerenza della legge islamica nel sistema giuridico tedesco.

Nel novembre 2016, ad esempio, un tribunale di Wuppertal stabilì che sette islamisti che avevano formato una ronda per far rispettare la sharia per le strade della città non avevano violato le leggi tedesche e avevano semplicemente esercitato il loro diritto alla libertà di parola.

Nel settembre del 2014, l’autoproclamata “polizia della sharia” suscitò lo sdegno dell’opinione pubblica distribuendo volantini gialli in cui si annunciava la costituzione di una “zona controllata dalla sharia” a Elberfeld, un quartiere di Wuppertal. I “poliziotti” esortavano i passanti musulmani, e non, a frequentare le moschee e ad astenersi da alcol, droghe, gioco d’azzardo, musica, pornografia e prostituzione.

Il procuratore di Wuppertal, Wolf-Tilman Baumert, affermò che gli uomini, indossando giubbotti di colore arancione con la scritta “SHARIAH POLICE”, avevano violato una legge che vieta di indossare uniformi durante le manifestazioni pubbliche. Questa legge, che proibisce in particolare le uniformi che esprimono idee politiche, era stata inizialmente concepita per impedire ai gruppi neonazisti di sfilare in pubblico. Secondo Baumert, i giubbotti erano illegali perché avevano un “deliberato effetto intimidatorio e militante”.

La Corte distrettuale di Wuppertal stabilì che i giubbotti, che non potevano essere considerati delle uniformi, non costituivano affatto una minaccia. Il tribunale disse che i testimoni e i passanti non avrebbero potuto sentirsi intimiditi da quegli uomini e che condannarli avrebbe significato violare la loro libertà di espressione. La sentenza “politicamente corretta”, che poteva essere impugnata, di fatto, autorizzava la “polizia della sharia” a continuare ad applicare la legge islamica a Wuppertal.

L’11 gennaio 2018, tuttavia, la Corte federale di giustizia ha annullato la decisione del tribunale di Wuppertal e ha sentenziato che i sette subissero un nuovo processo perché avevano violato la legge che vieta l’uso delle uniformi.

La legge della sharia ha interferito con l’ordinamento giudiziario tedesco agendo indisturbata per quasi due decenni. Qui di seguito alcuni esempi:

  • Nell’agosto 2000, una corte di Kassel ordinò a una vedova di condividere la pensione del defunto marito marocchino con un’altra donna con cui l’uomo era anche sposato. Anche se la poligamia è illegale in Germania, il giudice stabilì che le due vedove dovevano condividere la pensione, conformemente alla legge del Marocco.
  • Nel marzo del 2004, un tribunale di Coblenza concesse alla seconda moglie di un iracheno residente in Germania il diritto di soggiorno permanente nel paese. La Corte stabilì che dopo cinque anni di matrimonio poligamico in Germania sarebbe stato ingiusto pretendere che la donna facesse ritorno in Iraq.
  • Nel marzo del 2007, una giudice di Francoforte citò il Corano in una causa di divorzio che coinvolgeva una donna tedesca di origine marocchina che era stata ripetutamente picchiata dal marito connazionale. Anche se la polizia aveva ordinato all’uomo di stare lontano dalla ex moglie, egli continuò ad abusare di lei, minacciandola perfino di ucciderla. La giudice Christa Datz-Winter si rifiutò di accordare il divorzio, citando il versetto 34 della Sura 4 del Corano, che giustifica “sia il diritto del marito di utilizzare le punizioni corporali contro una donna disobbediente sia la superiorità del marito nei confronti della moglie”. La giudice fu poi rimossa dal caso.
  • Nel dicembre del 2008, un tribunale di Düsseldorf condannò un uomo turco a corrispondere alla sua ex figliastra una dote di 30mila euro (32mila dollari), ai sensi della sharia.
  • Nell’ottobre del 2010, un tribunale di Colonia stabilì che un uomo iraniano doveva pagare alla sua ex moglie 162mila euro (171mila dollari), l’attuale controvalore di 600 monete d’oro, in linea con quanto disposto dal contratto di matrimonio islamico.
  • Nel dicembre del 2010, un tribunale di Monaco stabilì che una vedova tedesca aveva diritto solamente a un quarto del patrimonio lasciatole dal defunto marito, che era nato in Iran. La Corte assegnò, ai sensi della sharia, gli altri tre quarti dell’eredità ai parenti dell’uomo che vivevano a Teheran.
  • Nel novembre del 2011, un tribunale di Siegburg permise a una coppia iraniana di divorziare due volte, la prima con una sentenza pronunciata da un giudice tedesco, secondo la legge tedesca, e la seconda davanti a un religioso iraniano, ai sensi della sharia. Per il capo della Corte Distrettuale di Sieburg, Birgit Niepmann, la sentenza della sharia “era un servizio del tribunale”.
  • Nel luglio del 2012, un tribunale di Hamm condannò un uomo iraniano a pagare alla sua ex moglie un mantenimento, come previsto nel contratto di matrimonio in caso di divorzio. La causa riguardava una coppia che si era sposata con rito islamico in Iran, si era poi trasferita in Germania e infine separata. Come da accordo matrimoniale, il marito aveva promesso di pagare alla moglie 800 monete d’oro, pagamento da effettuare su richiesta. Il tribunale stabilì che il marito desse alla moglie 213mila euro (225mila dollari), l’attuale controvalore delle monete.
  • Nel giugno 2013, un tribunale di Hamm stabilì che chiunque contragga matrimonio secondo la legge islamica in un paese musulmano e poi chieda il divorzio in Germania deve rispettare le condizioni del contratto di matrimonio stabilite dalla sharia. La sentenza di riferimento ha in effetti legalizzato la pratica della sharia del “triplo talaq” secondo cui si può divorziare pronunciando tre volte la frase “Io ti ripudio”.
  • Nel luglio del 2016, un tribunale di Hamm ordinò a un libanese di pagare alla sua ex moglie un assegno di mantenimento, come previsto nel contratto di matrimonio in caso di divorzio. La causa riguardava una coppia che si era sposata con rito islamico in Libano, in seguito trasferita in Germania e poi separata. Come da accordo matrimoniale, il marito aveva promesso di pagare alla moglie 15mila dollari. Il tribunale tedesco stabilì che l’uomo versasse alla donna l’equivalente di 15mila dollari in euro.

In un’intervista a Spiegel Online, Mathias Rohe, esperto di Islam, ha affermato che l’esistenza di strutture giuridiche parallele in Germania è una “espressione della globalizzazione”. E ha aggiunto: “Noi applichiamo la legge islamica proprio come facciamo con la legge francese”.

Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.