Caso Moro, la figlia Maria Fida e il nipote Luca: “Chiamiamo in causa lo Stato. Noi siamo stati abbandonati e intanto i brigatisti erano in vacanza. Insieme a mio figlio Luca ho dato mandato al nostro legale di intraprendere una serie di azioni legali nei confronti dello Stato italiano per i danni innumerevoli ed ingiustificati, morali e materiali”
Roma, 21 gen. – “Insieme a mio figlio Luca ho dato mandato al nostro legale, avvocato Valerio Vartolo, di intraprendere una serie di azioni legali nei confronti dello Stato italiano per i danni innumerevoli ed ingiustificati, morali e materiali riguardanti il caso Moro. Mentre ex brigatisti facevano i vacanzieri in giro per il mondo noi vivevamo una solitaria agonia ad oggi lunga quarantuno anni. Lo Stato italiano deve essere chiamato pesantemente in causa a rispondere delle proprie “inadempienze”.
Le vittime sembrano proprio non interessare allo Stato tranne che per qualche applauso nelle ricorrenze di rito. Lo Stato non si è limitato a voltarci le spalle, ma ci ha trattato – nel migliore dei casi – con indifferente sufficienza. È dunque giunta l’ora che questo Paese – che era anche il nostro – faccia la figura orribile che si merita agli occhi di tutto il mondo”.
È quanto dichiarano Maria Fida Moro e Luca Moro, rispettivamente figlia primogenita e nipote di Aldo Moro.
“Non solo non hanno voluto salvare mio padre ma, quattordici anni fa, si sono anche permessi di fare una legge (206 del 3 agosto 2004, ndr) in favore delle vittime del terrorismo e di applicarla per tutti tranne che per lui. Ho intenzione di fare causa alle istituzioni dello Stato quantomeno per complicità, favoreggiamento e omissione. E se non basta voglio andare alla Corte dell’Aia – visto che il terrorismo è equiparato a una guerra – perché mio padre è vittima di un crimine di guerra”.
Fra l’altro Fida Moro dice: “Se dovesse succedere qualcosa a mio figlio o a me, di qualunque genere, in cinque diversi continenti saranno pubblicati documenti che con cura ho raccolto per quarant’anni“.“