Divampa la polemica dopo la morte del 32enne tunisino avvenuta a Empoli durante un fermo di polizia. Caso sul quale interviene anche Matteo Salvini: “Se i poliziotti non possono mettere le manette, ditemi voi: che dovrebbero fare, rispondere con cappuccio e brioches?” dice il ministro dell’Interno in una diretta Facebook.
Commentando con l’AdnKronos, Ilaria Cucchi ha detto: “Dava in escandescenza? Questi fatti sono tutti uguali e sappiamo già come andrà a finire. La IV Sezione della Cassazione dirà che non c’è nessun colpevole”. In merito alle prime ricostruzioni di quanto accaduto, da cui emerge che l’uomo sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio, la sorella di Stefano Cucchi sottolinea: “Come Magherini”.
La madre di Aldovrandi – “E’ sempre la stessa storia che si ripete, non ci sono mai elementi veramente chiari, ci sono sempre le versioni ufficiali e poi continua ad accadere purtroppo – dice all’AdnKronos Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi -. Noi speriamo sempre di non dover commentare fatti analoghi, che quello che è già successo possa servire per il futuro e invece. Che questo tipo di fermi porta alla morte delle persone è una valutazione tecnica: anche i manuali delle scuole di polizia insegnano a non uccidere la gente poi però continua a succedere”.
Franco Maccari, leader del sindacato di polizia Fsp, bolla le polemiche come “tifo organizzato contro la polizia”. “Negli ultimi sei mesi – spiega – abbiamo avuto più di 500 poliziotti che sono rimasti feriti nel corso di interventi con personaggi che sono difficili da gestire, che non hanno sensibilità del dolore perché magari sono ubriachi o drogati. Noi abbiamo bisogno di mettere qualcosa tra le mani e le persone o tra le pistole e le persone. Chiediamo ancora oggi tutti gli strumenti che possano evitare il contatto fisico, come spray e taser“. “Ma lasciamo valutare le indagini con serenità, dico io – aggiunge – Da subito abbiamo detto che questa è una classica situazione su cui avranno da dire sempre contro la polizia ma vorrei dire alla gente che noi non lavoriamo con l’élite della società purtroppo, ma spesso con persone difficili. So che molte persone fanno fatica a capire questo concetto finché non gli capita qualcosa, allora magari pretendono la pena di morte”. In ogni caso secondo Maccari, “le polemiche andrebbero evitate”. “Noi vogliamo essere tutelati – dice Maccari – perché quando un poliziotto si trova invischiato in queste situazioni è veramente nei guai: viene sospeso, rimane senza lavoro e poi si deve pagare un avvocato”.
E a chi ha avanzato l’ipotesi che i poliziotti non siano formati adeguatamente Maccari risponde: “Con tutto il rispetto i nostri poliziotti hanno la migliore preparazione tra tutti i poliziotti europei, siamo all’avanguardia”. “La gente non sa quanto sia difficile fare questo lavoro”, aggiunge sottolineando che piuttosto ”forse c’è da chiedersi perché aumentano in maniera incredibile le reazioni inconsulte nei confronti delle divise, e dobbiamo dirlo, soprattutto da parte degli stranieri che in Italia si comportano come non farebbero mai nella loro patria, perché lì verrebbero ingabbiati”. “Purtroppo la legislazione italiana – precisa – non è abbastanza severa nei confronti di chi reagisce e non rispetta la divisa“. Infine il leader del sindacato Fsp avvisa: “Bisogna fare attenzione a dare sempre addosso perché l’effetto che può provocare è che la prossima volta si guardi da un’altra parte – dice – Per carità non lo facciamo, però qualcuno potrebbe dire ‘ma chi ce lo fa fare a intervenire?’. E’ un sentimento pericoloso. Per fortuna le donne e gli uomini della polizia sono ‘matti’, dicono che non fanno più niente e poi si buttano sempre per intervenire”. ADNKRONOS