di Enzo Bonaiuto ADNKRONOS – Un clima in Italia caratterizzato da smarrimento e confusione, da atteggiamenti di chiusura, provocati con astuzia da chi vuole trasformare le nostre paure in rabbia. E’ il monito che sale dalla Chiesa italiana, nella prolusione del presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, aprendo i lavori del consiglio permanente della Conferenza Episcopale italiana.
“Non temo tanto le difficoltà, quanto lo scoraggiamento e la sfiducia, che costituiscono il terreno sul quale il male attecchisce e cresce – sottolinea Bassetti -. Temo l’indifferenza con cui il male si impadronisce delle nostre paure per trasformarle in rabbia. Temo l’astuzia che si serve dell’ignoranza. Temo la vanità che avvelena gli arrivisti. Temo l’orizzonte angusto dei luoghi comuni, delle risposte frettolose, dei richiami gridati”.
Al tempo stesso, il presidente della Cei afferma che “se la confusione è grande, non dobbiamo essere noi ad aumentarla; se ci sentiamo provocati o criticati, dobbiamo cercare di capirne le ragioni; se siamo ignorati, dobbiamo tornare a bussare con rispetto e convinzione; se veniamo tirati per la giacca, dobbiamo riflettere prima di acconsentire e fare”.
Spiega il presidente della Cei: “Quando il popolo è confuso, il modo migliore per rispondere al nostro dovere non è quello di proporre facili rassicurazioni, lasciando capire che poi tutto s’aggiusta o che, comunque, altri sono quelli che devono pensarci. Siamo chiamati, piuttosto, a saperci confrontare con franchezza e ad assumere con determinazione le scelte necessarie, così da essere non solo più efficienti, ma soprattutto più chiari e uniti”.
In ogni caso, sottolinea il cardinale Bassetti, “davanti a chi soffre, ci si dà una mano”. Tutte le decisioni, comunque, “devono seguire un metodo, supportato da un’idea forte e da continue verifiche, da un luogo di elaborazione culturale che non sia semplicemente una vetrina per proporre se stessi. Ci serve metodo anche per utilizzare al meglio le risorse materiali e finanziarie che i cittadini e i fedeli mettono a disposizione della Chiesa; ci serve metodo per interagire con le Istituzioni, in modo distinto e collaborativo; ci serve metodo per guardare avanti con fiducia e impegno”.
Infatti, “non possiamo limitarci a rincorrere l’attualità con comunicati e interviste; non possiamo perdere la capacità di costruire autonomamente la nostra agenda, aperti a ciò che accade, a partire dalle emergenze che bussano ogni giorno alla porta, ma fedeli a un nostro programma pastorale, che è poi il Vangelo incarnato in questo tempo”.