Aumentano i casi di ebola in Congo. Il Paese, secondo l’Oms, sta purtroppo sperimentando contemporaneamente altre epidemie (colera, polio derivata da vaccino, malaria) e una crisi umanitaria a lungo termine
(AdnKronos Salute) Nella Repubblica democratica del Congo salgono a quota 628 i casi di Ebola (580 confermati e 48 probabili), con 383 morti. E’ il bilancio dell’epidemia all’8 gennaio 2019, diffuso oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità che aggiorna sulla situazione nel Paese africano, ribadendo che la risposta all’epidemia prosegue in uno dei contesti più complessi possibili. A Beni, ex epicentro del focolaio di Ebola, si segnala un “positivo” calo dell’incidenza di casi, “ma sia a Beni che altrove – precisa l’Oms – ogni tendenza va interpretata con cautela, perché si attende un’individuazione di casi in ritardo a causa di un recente stop subito dall’attività sul campo per problemi di sicurezza”.
Ci sono anche viaggiatori internazionali che potrebbero essere venuti in contatto con il virus, informa l’Oms, pur precisando che “il livello di rischio globale rimane basso”. Tra questi, “un medico che è tornato negli Stati Uniti dopo aver fornito assistenza medica nel Paese. Tutti sono stati seguiti da vicino e rimangono asintomatici”, rassicura l’agenzia Onu.
Quanto ai pazienti trattati, finora 222 persone sono guarite, sono state dimesse da un Centro per il trattamento dell’Ebola e sono entrate in un programma che si occupa di monitorare e sostenere i sopravvissuti. Negli ultimi 21 giorni (dal 19 dicembre 2018 all’8 gennaio 2019), sono stati segnalati casi da 10 zone di salute in cui l’epidemia rimane attiva, tra cui. Nel complesso l’epidemia ha interessato punti localizzati in 16 zone sanitarie nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri.
L’Oms insiste sull’importanza di superare i problemi di sicurezza che ostacolano la risposta alla malattia e gli sforzi di contenerla. Il protrarsi di questa situazione, avverte, potrebbe far “perdere progressi duramente guadagnati”. Tra i casi di Ebola confermati e probabili, il 61% (385) sono donne e il 30% (189) bambini (38 con meno di un anno) e minori di 18 anni. Sono in corso indagini per individuare i fattori di rischio che espongono queste categorie in maniera sproporzionata rispetto ad altre.
Quanto alla valutazione del rischio dell’epidemia, rimane alto a livello nazionale e regionale a causa dei viaggi tra le aree colpite, il resto del Paese e i Paesi vicini, e anche per i problemi di sicurezza che a volte limitano le operazioni. L’epidemia “sta colpendo le province nord-orientali della Repubblica democratica del Congo, al confine con Uganda, Ruanda e Sud Sudan. Si continuano dunque a monitorare e approfondire eventuali allarmi su casi sospetti anche fuori dalle aree colpite. Fra gli allerta analizzati anche quello per un viaggiatore di ritorno dal Burundi in Svezia. Ad oggi, però, rassicura l’Oms, “il virus Ebola è stato escluso in tutti gli allarmi segnalati al di fuori delle aree epidemiche”.
Il Paese, conclude l’agenzia, “sta purtroppo sperimentando contemporaneamente altre epidemie (colera, polio derivata da vaccino, malaria) e una crisi umanitaria a lungo termine”.