Ma quale incontro con i sindaci, non scherziamo proprio. È netta Giorgia Meloni: il governo – se proprio deve vedere i ribelli – deve essere solo per commissariarli. È inaccettabile quello che pretendono di fare. Ed è meritato il secondo caffè di giornata servito dal blog dell’alba.
Solo in Italia, infatti, si aprono dibattiti surreali. Un tempo erano i radicali a sfidare apertamente la legge, con i loro dirigenti e i loro militanti pronti alla galera. Adesso, come allora, la frase più gettonata è “la legge si rispetta”. E dovrebbe essere ovvio per tutti.
Ma il guaio è che di mezzo non c’è una lotta civile radicale, bensì istituzioni contro istituzioni, che si rinfacciano le une e le altre disobbedienze, disumanità, istigazioni, contumelie. In questo dibattito surreale sul rispetto delle norme da parte di chi governa ai vari livelli, non si capisce a chi spetti fare la prima mossa.
“Salvini viola la Costituzione”; no, “sono i sindaci a calpestare le norme sulla sicurezza contro l’immigrazione clandestina”. Ma nessuno denuncia l’altro, e non si capisce se è una commedia o altro. Il ministro non vuole affondare la lama, dice che giudicheranno gli elettori, ma il buonsenso pretende che se ci sono reati vadano perseguiti.
Ancora più che Orlando, il primato tra i sindaci punta a conquistarlo De Magistris, che pensa di avere le chiavi del Porto di Napoli invitando le ONG – come per la Seawatch3 – ad approfittarne: lo testimonia la lettera che pubblichiamo. Che probabilmente ha smosso Di Maio…
Se decide pure lui, come Orlando a Palermo, di bloccare il decreto Salvini, sarà interessante vedere se si muoveranno i magistrati di fronte alle denunce annunciate ieri da Giorgia Meloni: chissà se a Napoli e a Palermo è stata sospesa anche l’obbligatorieta’ dell’azione penale e ovunque si registri il sabotaggio da parte dei sindaci.
Abbiamo letto da qualche parte che se più soggetti violano la legge in esecuzione di un medesimo disegno criminoso si può ipotizzare l’associazione a delinquere: ci sarà qualche magistrato pronto a rischiare il linciaggio mettendo sotto accusa i sindaci coccolati dalla grande stampa nazionale?
Non stiamo parlando dei “soliti radicali”, bensì di personaggi in carne e ossa con poteri delimitati e ai quali non possono derogare con azioni proditorie. Sanno a che cosa vanno incontro.
Ulteriore curiosità: ma se governo e sindaci si rinfacciano l’accusa di tradimento, a che titolo il presidente del consiglio Conte si dice pronto a incontrare i primi cittadini che capeggiano una rivolta senza capo ne’ coda? Sarebbe la dimostrazione che il governo è sotto ricatto e che non sa come uscire dal casino che c’è. Ed ecco perché ha ragione la Meloni a mandare il monito al governo Conte.
Il premier, Salvini e Di Maio devono decidere se farsi intimidire o no. E magari, invece, sottoscrivere le denunce della presidente di Fratelli d’Italia alle varie procure della Repubblica.
Invece pare che Conte, col suo vezzo di voler piacere a tutti, sia disponibile a modifiche al decreto sicurezza. Ma il testo di quella legge non appartiene al solo governo, bensì è patrimonio di una vasta maggioranza parlamentare che si è espressa nel voto finale.
Chi si azzarda a cedere al ricatto, ha l’obbligo di consultare prima tutti quelli che l’hanno approvata, altro che tavolo con i sindaci ultrà.
Il Parlamento viene prima dei fuorilegge. Anche se indossano – ancora e indegnamente – una sciarpa tricolore.