Popolo della Famiglia “Impedire al Vescovo di Chioggia l’accesso alla scuola non è indice di laicità.”
Il coordinatore nord Italia del Popolo della Famiglia, Mirko De Carli insieme alle referenti regionali del Veneto Maria Verita Boddi e Carla Condurso, esprime il proprio rammarico sulla vicenda che ha visto il preside non consentire l’accesso al Vescovo di Chioggia ai locali di una scuola di Porto Tolle.
«Mentre Papa Francesco cerca di costruire ponti e percorsi di dialogo, e trovare spazi di confronto con le altre Religioni, in Veneto ci si nasconde dietro la parola laicità per bloccare la visita di un Vescovo nella scuola.» ha dichiarato il coordinatore nord Italia del movimento politico fondato da Mario Adinolfi e Nicola Di Matteo. «Il Santo Padre» ricorda De Carli «è stato invitato dallo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi, all’incontro inter-religioso che avverrà dal 3 al 5 febbraio dell’anno prossimo, per la World Interfaith Harmony Week, la settimana mondiale dell’armonia tra le fedi, voluta dalle Nazioni Unite nel 2010, mentre al Vescovo di Chioggia è impedito l’accesso alla scuola.»
«Strano che la scuola italiana voglia dimostrarsi inclusiva ed aperta con tutti ma non con la Chiesa Cattolica. Pensiamo che la decisione di non permettere al Vescovo di Chioggia di accedere ai locali della scuola sia stata uno sbaglio, sintomo di una non bene interpretata laicità che vuole forzatamente separare la sfera personale religiosa da quella scolastica. Dobbiamo e possiamo ricordare che la terra Veneta così come tutta l’Italia, anche se al preside potrà non piacere, affonda le sue radici in una millenaria presenza Cristiana, che ha avuto e sempre avrà nel proprio DNA l’accoglienza ed il dialogo con tutti.» ha proseguito Mirko De Carli.
«Spiace constatare ciclicamente il verificarsi questi rigurgiti anti clericali (vedi ad esempio il caso dei Presepi o della Pasqua), mentre per altre iniziative extra curricolari proposte agli studenti non c’è altrettanto rigoroso rispetto ed attenzione sui limiti da imporre (in questo caso la presenza di esponenti di altre religioni che secondo il preside era necessaria per permettere l’accesso del Vescovo nei locali della scuola).» Concludono con una nota di amarezza il coordinatore nord Italia del PdF e le referenti regionali del Veneto: «Laico non significa ateo, ma questo sicuramente il preside già lo sa.»