L’incidente messo in scena il 25 novembre sullo Stretto di Kerč’, in cui tre navi militari ucraine hanno violato le acque territoriali russe ignorando gli avvertimenti ricevuti, porta tutti i segni di una flagrante provocazione da parte delle autorità di Kiev. I russi hanno risposto sequestrando le navi e il personale a bordo, che includeva funzionari del servizio segreto ucraino SBU, come Kiev ha ammesso.
L’operazione era stata pianificata con largo anticipo e indubbiamente con la complicità ad alto livello dell’Occidente.
L’ovvio obiettivo immediato della provocazione – si legge sull’agenzia statunitense EIR – era sabotare il previsto incontro tra Trump e Putin al G20, cosa che sembra essere andata in porto perché Trump ha annullato l’incontro accampando come giustificazione la crisi innescata nello stretto. Ma, come ha fatto notare il Ministro degli Esteri russo Lavrov, le forze dietro la provocazione di Kiev sono le stesse che cercano di destituire Trump negli Stati Uniti.
Un’altra motivazione, menzionata tra gli altri da Vladimir Putin, è tuttavia che nel marzo del 2019 in Ucraina si avranno le elezioni, e attualmente la popolarità del Presidente Poroshenko è così bassa che probabilmente non arriverà neanche al secondo turno.
Strillare che “la Russia sta per invadere l’Ucraina”, come ha fatto ripetutamente dopo l’incidente, è un modo per cercare di aumentare le proprie possibilità di rielezione. Ancora più importante è il fatto che Kiev abbia imposto la legge marziale nelle aree orientali del Paese, al fine di zittire l’opposizione al regime.
Il pericolo è stato sottolineato il 28 novembre da Natalia Vitrenko, leader del Partito Socialista Progressista Ucraino (PSPU), nel corso di una videoconferenza. Il PSPU è già stato di fatto bandito dalle elezioni per presunte ragioni amministrative e la Vitrenko teme che Poroshenko decida di annullare le elezioni del tutto.
Quanto alla legge marziale, la Vitrenko sottolinea che l’incidente sullo stretto di Kerč’ non giustifica in alcun modo tale misura, che Kiev non ha preso in occasioni più tese di questa. Secondo una legge approvata nel 2015, devono sussistere gravi motivi per imporre la legge marziale. Essa dà al governo il diritto di gestione della forza lavoro, delle infrastrutture e delle abitazioni per un uso da parte delle forze armate; impone il coprifuoco e limitazioni sui viaggi e conferisce il diritto di perquisizioni senza preavviso, anche nelle abitazioni private, e di bandire partiti politici o movimenti considerati una minaccia all’integrità territoriale dell’Ucraina. Lo Stato assume il controllo dei media.
I diritti costituzionali a un reddito di sussistenza e all’assistenza sanitaria e le tutele contro la discriminazione religiosa o etnica vengono sospesi con la legge marziale, come ha spiegato la Vitrenko. L’aspetto religioso è importante, per via della campagna di Poroshenko per unificare le parrocchie ucraine ortodosse in un’unica chiesa, indipendente dal Patriarca di Mosca.
Nel frattempo, Poroshenko chiede alla NATO di dispiegare navi nel Mare di Azov, rischiando lo scontro diretto con la Russia.