Causa ludopatia, un prete veronese ha dilapilato le offerte dei fedeli per un ammontare di 900 mila euro. La notizia del prete “prodigo” si incastona perfettamente con l’annuncio delle chiese vuote diramato dal Vaticano nei giorni scorsi. Il ministro del culto scaligero “distratto” dalle cose del mondo è solo uno degli innumerevoli scandali che vedono implicati uomini di Chiesa.
Quotidianamente (o quasi) i media riportano notizie di preti invischiati nella pedofilia, negli scandali sessuali o in intrallazzi economici. Le “bravate” non si limitano ai fatti gravi, ma si estendono ad una serie di comportamenti, vale a dire ad uno stile che vita che poco c’azzecca con la “professione” di prete. E’ oramai sotto gli occhi di tutti che la stragrande maggioranza dei preti vive esattamente come vivono i laici: vita mondana, pranzi, cene, teatro, vacanze e divertissement.
Della vecchia figura di prete alla curato D’Ars, non è rimasto nulla. Per rendersene conto è sufficiente entrare in chiesa: confessionali privi di confessori e omelie ridotte a proclami umanistici che inneggiano all’accoglienza del profugo e del povero. Rari riferimenti ai sacramenti, alle cose ultime e alla vita eterna.
Del tutto ovvio che, con i preti impegnati a fare politica, a soddisfare i propri narcisismi e la loro fame di mondanità, i fedeli fiutano l’assenza di sacro e per coerenza abbandonano la casa che una volta si diceva di Dio.
Gianni Toffali