I migranti fanno gli accompagnatori nei musei fiorentini

Firenze – Migranti accompagnatori nei musei fiorentini e non solo. Questo prevede il progetto Amir, sostenuto dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Il progetto, che risultato vincitore di un bando pubblico regionale, prevede “un percorso teso a favorire il dialogo fra musei e immigrati e a costruire nel tempo un rapporto di confidenza, di frequentazione e di partecipazione al patrimonio da parte di persone straniere”.

Al progetto, che “trova il suo fondamento nella convinzione che la cultura porti con sé benessere e integrazione, hanno aderito i Musei Civici Fiorentini, i Musei della Città di Fiesole, Stazione Utopia ospitata all’interno dal Museo dell’Opera del Duomo, il Museo degli Innocenti di Firenze e la Fondazione Primo Conti di Fiesole.

La prima tappa del percorso è consistita in due giornate di formazione rivolte agli operatori museali di tutta la Toscana, nelle quali sono state approfondite le tematiche storico-artistiche potenzialmente correlate alla storia e all’identità degli immigrati e illustrati flussi, bisogni e caratteristiche sociali dell’immigrazione in Toscana e nell’area fiorentina.

Il secondo passo è stato quello di proporre a diversi gruppi di stranieri (CAS, progetti SPRAR, scuole di italiano, centri di accoglienza, strutture residenziali, famiglie e singoli cittadini) visite e attività nei musei aderenti al progetto, concepite come reciproche occasioni di conoscenza e di scambio.

La fase successiva ha portato 30 persone immigrate a partecipare a un corso di formazione che ha consentito loro di acquisire le competenze per accompagnare a propria volta gruppi di stranieri e di italiani in visita ai musei. Al termine del corso 32 persone provenienti da tutte le parti del mondo sono state così formate per diventare mediatori museali, raccontando e interpretando in tutte le lingue il patrimonio artistico.

I nuovi “ambasciatori”, fra cui afgani, tunisini, egiziani, maliani, gambiani, marocchini, camerunensi, colombiani, italiani, nigeriani, venezuelani, senegalesi, ivoriani, peruviani, ghanènsi, romeni, guineani, pakistani, proporranno le proprie visite in italiano e nello loro lingue madri a cittadini stranieri e italiani a partire dal 2 dicembre 2018 per tutta la primavera 2019.

Contro l’iniziativa si è scagliato il consigliere regionale della Lega Jacopo Alberti. “Tolgono il lavoro alle guide turistiche accreditate, sono guide abusive. Un corso di formazione di 24 ore non può essere equiparato all’abilitazione delle guide turistiche. E il progetto è finanziato anche dalla Regione Toscana, visto che sul sito viene specificato un ‘rimborso spese’ di 500 euro”, attacca Alberti, che parla di “lavoro nero”.

Secca la replica di Maria Federica Giuliani, consigliera comunale del Pd che oggi ha illustrato il progetto alla commissione cultura, che presiede, di Palazzo Vecchio. “Alberti non ha capito nulla. Non si tratta di guide turistiche, non viene riconosciuto loro l’attestato di guida. Sono semplicemente ‘accompagnatori’ o ‘mediatori culturali’ che dir si voglia, e il loro pubblico non avrà nulla a che fare con quello delle guide. In gran parte si tratterà di migranti che hanno poca familiarità con i nostri musei e che potranno ascoltare alcune spiegazioni in lingue straniere che in pochi parlano”.

Quanto al lavoro nero e alle presunte irregolarità, arriva la replica dei musei aderenti, che spiegano che si tratta di migranti tutti in regola con il permesso di soggiorno e che il rimborso dei 500 euro lordi (400 netti), sarà regolarmente versato con ritenuta d’acconto, “come appunto rimborso per un lavoro che solo i migranti selezionati come mediatori svolgeranno dal prossimo 2 dicembre, giorno della prima visita, fino al giugno prossimo”.

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