L’emiro del Qatar accolto con tutti gli onori da Mattarella

di Souad Sbai

Alla fine la presa del Quirinale è avvenuta e senza spargimenti di sangue: ad aprire le porte al conquistatore straniero sono stati gli stessi governanti italiani, con in testa il presidente della Repubblica. Tutti lieti di sottomettersi al nuovo padrone, l’emiro Tamim Bin Hamad Al Thani, proveniente dal Qatar e di smoking vestito in occasione della cena di gala in suo onore svoltasi ieri sera. Il più sorridente tra i convitati era l’ambasciatore italiano a Doha, ormai da anni intermediario di successo del sempre più fiorente flusso di affari in cambio del quale la classe dirigente italiana si è posta al servizio dei desiderata del ricchissimo stato canaglia. È una “colonizzazione dolce”, quella che il Qatar è riuscito a stabilire in Italia, comprando tutto e tutti: il paese è in (s)vendita, così come i suoi più alti rappresentanti di ogni colore e partito politico.

Se già sapevamo dell’asse con Doha cementato da Renzi durante il precedente governo targato PD, sono recentemente venute a galla le profonde cointeressenze che da tempo “legano” al Qatar noti esponenti della Lega, dei quali il Matteo Salvini di governo esegue pedissequamente le direttive, sconfessando se stesso e i principi professati ai tempi del Noi con Salvini di opposizione. Mentre i neofiti a cinque stelle hanno dimostrato una rapida capacità di adattamento ai meccanismi e alle dinamiche del sistema di gestione dell’Italia messo sapientemente in piedi da Doha: se il primo incontro internazionale a Palazzo Chigi effettuato da Giuseppe Conte dopo il suo insediamento è stato con il vice premier e ministro degli esteri del Qatar Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani, cugino di Tamim, Danilo Toninelli può vantarsi di avere nella sua bacheca una photo opportunity con l’ambasciatore dell’emirato in Italia, Abdulaziz Bin Ahmed Al Malki, precipitatosi a stringere le mani del nuovo ministro delle infrastrutture.

Ad ogni modo, il titolo di gran ciambellano delle relazioni pericolose Italia-Qatar va certamente al capo dello Stato, Sergio Mattarella. Affiancato dai suoi più stretti consiglieri diplomatici e militari, l’anfitrione dell’ultima cena della politica estera e di sicurezza italiana si è prodigato in una performance di straordinaria piaggeria, che è la vera essenza dei “sentimenti di sincera amicizia” espressi dal settantottenne presidente nei confronti di “Sua Altezza” l’emiro Tamim, di anni 38. Una piaggeria tale, quella contenuta nell’esaltazione del “percorso di crescita economica, sociale e [persino] culturale che il Qatar sta compiendo sotto la Sua guida”, da far sembrare il discorso pronunziato da Mattarella al “pranzo di stato” come scritto sotto dettatura di sherpa inviati dal venerato ‘Sheikh’.

In sostanza, il Qatar si è servito del nostro primo cittadino come megafono della propria propaganda in Europa. In particolare, con il riferimento “ai prossimi mondiali di calcio” e “alle riforme in tema di diritti dei lavoratori stranieri”, Mattarella è andato in soccorso di “Sua Altezza” impegnato nel tentativo di ripulire l’immagine di Doha dall’onta delle condizioni di schiavitù in cui continuano a gravare le migliaia di asiatici, africani e mediorientali impiegati nella costruzione degli stadi dove si terrà la competizione sportiva prevista tra quattro anni. Mattarella naturalmente si è ben guardato dal fare il benché minimo accenno alla questione dei diritti umani, dal momento che la repressione dell’opposizione interna ad opera del regime degli Al Thani non è contemplata dagli “orizzonti ampi e profondi” che attendono “l’amicizia tra il Qatar e l’Italia”.

Nessun riferimento neppure alla questione del finanziamento al terrorismo internazionale e ai gruppi estremisti legati alla Fratellanza Musulmana. Ed è qui che la “colonizzazione dolce” produrrà i suoi frutti amari. L’esenzione da attacchi terroristici non ci risparmierà infatti dall’avanzata dell’agenda islamista promossa ardentemente anche in territorio italiano, grazie al sostegno finanziario di Doha, dalle organizzazioni, dagli imam e dalle moschee (illegali e non) della Fratellanza Musulmana, a cui fa capo la maggioranza dei membri della comunità islamica in Italia. Pecunia non olet, lo abbiamo capito. Ma il disinvolto utilizzo della leva economica da parte del Qatar non è altro che un’arma finalizzata alla progressiva conquista ad opera dell’Islam politico incarnato dalla Fratellanza Musulmana.

Mentre il mondo arabo, quello laico e religioso moderato, continua a combattere per impedire che la Fratellanza Musulmana s’impadronisca del potere così da imporre la propria dittatura ideologica nei vari paesi del Medio Oriente, in Italia si rinuncia a qualsiasi contrapposizione nei confronti dell’estremismo, a cui invece, irresponsabilmente, le massime cariche dello Stato preferiscono stendere tappeti rossi e riservano onori senza precedenti.

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