di Souad Sbai
Ill.mo Presidente Sergio Mattarella,
mi appello al Suo grande senso di responsabilità istituzionale affinché il 19 e il 20 novembre le porte del Quirinale restino chiuse all’emiro del Qatar, Tamim Al Thani. Quest’ultimo non può infatti essere considerato alla stessa stregua del capo dello stato di un paese amico dell’Italia che offre un contributo positivo alla vita della comunità internazionale.
Il Qatar è da tempo sotto osservazione ed oggetto di forti critiche per i suoi finanziamenti al terrorismo e ai gruppi estremisti legati alla Fratellanza Musulmana, per le violazioni dei diritti umani e la violenta repressione dell’opposizione interna, come denunciato dalle Nazioni Unite e da organizzazioni quali Amnesty International.
Il profilo del Qatar è quello di uno “stato canaglia”, con cui l’Italia non dovrebbe intrattenere relazioni di partenariato a livello politico, economico, culturale e di sicurezza. Coerentemente con i principi fissati dalla Costituzione, l’Italia dovrebbe bensì rifiutarsi di accogliere il leader di un paese che calpesta la democrazia, la libertà e i diritti umani, e che oggi rappresenta la principale minaccia alla pace e alla sicurezza in un’area di valenza strategica per gli interessi nazionali, come il Mediterraneo e Medio Oriente.
La recente conferenza di Palermo ha mostrato in tutta evidenza qual è il nodo che resta da sciogliere per ripristinare la stabilità in Libia e rilanciare il processo politico e di sviluppo a sette anni dalla caduta di Gheddafi. Questo nodo porta il nome della Fratellanza Musulmana e degli stati che in territorio libico ne supportano le strutture politiche, para-militari e terroristiche, a cominciare proprio dal Qatar.
Ciononostante, il regime di Doha continua a godere di una sostanziale impunità, spalleggiato da altrettanti “stati canaglia” come la Turchia di Erdogan e il regime khomeinista iraniano, e dall’accondiscendenza delle classi dirigenti dei paesi occidentali, attratte dalle sue immense risorse finanziarie. La stessa accondiscendenza che ha consegnato nelle mani del Qatar i prossimi Mondiali di calcio nel 2022 e che oggi fa chiudere entrambi gli occhi di fronte alle condizioni, equiparabili alla schiavitù, dei lavoratori stranieri impiegati nella costruzione degli stadi che dovranno ospitare la competizione sportiva.
Per quel che concerne l’Italia, la crescente influenza del Qatar in ambito politico, economico e in altri settori di cruciale importanza, ha fatto sì che venisse abbassata la guardia di fronte alla proliferazione di moschee illegali, centri culturali e sedicenti imam, che promuovono l’agenda estremista del regime di Doha e dei Fratelli Musulmani in territorio italiano.
Tuttavia, di fronte a una realtà che sta assumendo contorni sempre più inquietanti, non è mai troppo tardi per aprire gli occhi e agire di conseguenza.
Revocare la decisione di ricevere l’emiro di un regime come quello di Doha, consentirebbe di dissipare le ambiguità che circondano le relazioni dell’Italia con il Qatar, e di assumere la leadership della comunità internazionale nella lotta alla radicalizzazione e al terrorismo, e nella promozione del rispetto dei diritti umani e dei valori di democrazia e libertà, che sono il fondamento della Repubblica italiana.