Diritto e rovescio, la giustizia tirata da una parte e dall’altra: come si concilia la ragionevole durata dei processi (Costituzione della Repubblica) con l’abolizione sostanziale della prescrizione diventa un mistero che nessuno riuscirà mai a spiegare. Eppure, Bonafede – che sarebbe il Guardasigilli – ci tiene tanto. E senza discuterne con l’alleato ha fatto calare l’emendamento alla Camera da due deputati grillini. Vogliono che la prescrizione sia sospesa dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di condanna che di assoluzione. Chiamate la neuro.
Ieri sui giornali leggevo lo sfogo di Antonio Bassolino, ex Governatore della Campania, 18 processi senza condanne. Io potrei raccontare a Bonafede che cosa vogliono dire nella vita di un uomo i miei 23 anni tra processi e inchieste, tutti finiti con proscioglimenti o assoluzione piena. E rinunciando persino alla prescrizione. Ma come scelta mia, non come imposizione dello Stato attraverso un emendamento alla chetichella.
Se devi cambiare qualcosa, ministro, riduci gli effetti devastanti determinati dall’obbligatorietà dell’azione penale che riducono a fascicolo giudiziario praticamente ogni cosa che succede nel nostro Paese.
E poi basta un semplice emendamento ad una legge per sovvertire l’ordinamento giudiziario, i codici, i principi del diritto? Tutto questo senza uno studio sugli effetti di una riforma scritta in maniera scriteriata? Ne avete discusso nel governo, in maggioranza?
Viene un dubbio. In prima commissione alla Camera la stragrande maggioranza dei deputati – ovviamente tranne i grillini ma inclusi i leghisti – ha chiesto un rinvio della discussione. Il presidente Brescia – legatissimo a Fico – se ne frega e vuole andare avanti: è qui che si cerca l’incidente parlamentare che potrebbe buttare giù il governo?
La sensazione che prevale è che le difficoltà crescenti nei pentastellati – per i rapporti interni ai gruppi parlamentari, per la considerazione calante della pubblica opinione, per le difficoltà della leadership di Di Maio – possano danneggiare non poco l’esecutivo di Giuseppe Conte.
Ieri si è tornato insistentemente a parlare di rimpasto di governo e allargamento della maggioranza, perché ci sono ministri esperti in gaffe e parlamentari che giocano al dissenso sui provvedimenti; ma il tema è davvero complesso, perché si avverte un’ansia da prestazione assolutamente immotivata e che non serve all’Italia.
In un Paese serio, ad esempio, è ovvio che della riforma della prescrizione si possa discutere. Ma la forma è sostanza e pensare di procedere con sotterfugi ed emendamenti nemmeno concordati all’interno delle forze di maggioranza è gravissimo; tanto più su una materia – la giustizia – che avrebbe bisogno di vasti consensi parlamentari per far sì che le decisioni vengano prese per volontà politica e non sotto dettatura dell’associazione magistrati.
E il fatto che l’Anm abbia esultato per la sola presentazione dell’emendamento sulla prescrizione la dice lunga su come ci si stia muovendo.
Malamente.