26 settembre – Sempre meno infermieri in Italia. Dal 2009 il Paese ne ha persi 12.031. E Ocse e Oms lanciano l’allarme: “Questi professionisti sono pochi rispetto agli abitanti per garantire l’efficienza dell’assistenza e per affrontare le sfide emergenti di cronicità e invecchiamento”.
A riferire la presa di posizione delle due organizzazioni internazionali è la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi).
L’Ocse ricorda che “gli italiani invecchiano e la domanda di assistenza sanitaria sale. La popolazione italiana è una delle più vecchie al mondo: quasi il 20% supera i 65 anni di età e, secondo i dati Istat, nel 2050 circa l’8% degli italiani avrà più di 85 anni. Il sistema sanitario italiano, al momento, potrebbe non essere in grado di far fronte a questi cambiamenti, in particolare per quanto riguarda il rinnovo e l’assunzione del personale infermieristico.
Si calcola che la carenza di infermieri, già importante soprattutto al Nord, aumenti ogni anno a causa dello squilibrio tra i pensionamenti (17 mila all’anno) e le nuove assunzioni (8 mila all’anno)“.
Secondo l’Oms la Penisola deve rispondere ad alcune sfide tra cui, oltre a difendere meglio l’accesso universale all’assistenza, deve aumentare ancora una volta il numero di infermieri. “Complessivamente il numero degli operatori del sistema sanitario è cresciuto negli ultimi 10 anni, ma il numero di infermieri rimane basso: 6,5 ogni mille abitanti, mentre la media Ue è di 8,4“.
Secondo i documenti internazionali di Ocse e Oms, alla luce di una popolazione che invecchia (22% sopra i 65 anni nel 2015, la più anziana in Europa), che spende pochi anni in buona salute (7,7 anni rispetto a 9,4 in media nell’Ocse) e crescenti necessità per un’assistenza sanitaria di lungo termine, il numero di infermieri laureati negli ultimi 20 anni è aumentato, grazie a un migliore iter formativo e a un cambiamento nei requisiti d’ingresso per incentivare l’iscrizione. Ma non basta: il numero di infermieri laureati rimane il quinto più basso nell’Ocse (20,6 per 100 mila persone rispetto alla media Ocse di 46).
(AdnKronos Salute)