Poliziotto sparò e uccise due rapinatori a Guidonia. Per i Magistrati non è omicidio ma legittima difesa. Paoloni (Sap): «Oltre un anno di processo per una verità lapalissiana»
Era il giugno del 2017 e un poliziotto libero dal servizio, a Guidonia, sparò e uccise due giovani di 21 e 22 anni che, in un tentativo di rapina, con due pistole a giocattolo fedelmente riprodotte, speronarono un commerciante puntando poi le armi verso il poliziotto che aprì il fuoco.
Indagato e a processo con l’accusa di duplice omicidio colposo, il PM a distanza di un anno e due mesi, chiede l’archiviazione del procedimento poiché “la notizia di reato è infondata”. Per i Magistrati dunque, il poliziotto ha agito per difendersi e difendere la vittima della rapina dall’imminente pericolo cui erano esposti, perché le armi (seppur a giocattolo) impugnate dai due ragazzi erano una fedele riproduzione di quelle vere.
«C’è stato bisogno di oltre un anno di processo e spese legali sulla pelle del collega, per giungere ad una verità che era evidente sin dall’inizio – tuona Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) – il collega ha agito per mettere in sicurezza la vittima della rapina e ha sparato perché si è ritrovato due pistole puntate contro. Non vi è alcuna sproporzione di causa effetto. Come Sap – prosegue Paoloni – abbiamo sostenuto sin dal principio che si trattasse di uso legittimo dell’arma e abbiamo avviato all’epoca dei fatti, anche una raccolta fondi intitolata “#iostoconnicola” per aiutare il collega a sostenere le spese legali. Ora che è stato acclarato che le accuse erano infondate, chi risarcirà il collega non solo per le spese sostenute, per il pregiudizio nei suoi confronti e per ciò che ha dovuto affrontare dal punto di vista lavorativo? Può davvero trascorrere oltre un anno prima che si capisca che un poliziotto libero dal servizio, che rischia la vita in strada, lo fa solo e soltanto con grande senso di abnegazione per tutelare la sicurezza dei cittadini? La richiesta di archiviazione del PM ci compiace. Esiste davvero giustizia anche per chi indossa una divisa.
Auspichiamo – conclude – in maggiori garanzie funzionali per i colleghi operativi su strada e in procedimenti celeri sotto l’attenzione della Procura Generale, quando questi vengono coinvolti in faccende simili. Non ci si può vedere bloccata una carriera e non si può essere messi alla gogna per aver fatto il proprio dovere».
COMUNICATO STAMPA SAP