MOVISOL.org – Il 15 settembre 2008 la più grossa banca d’affari degli Stati Uniti, Lehman Brothers, dichiarò la bancarotta appellandosi alla legge fallimentare americana (Chapter 11). La decisione di portare i libri in tribunale fu presa dopo tre giorni di riunioni all’insegna del panico tra gli amministratori delle grandi finanziarie sotto la direzione del ministro del Tesoro Paulson, del presidente della Federal Reserve di New York Geithner e del governatore della Fed Bernanke. Analizzando la situazione della Lehman Brothers, essi giunsero alla conclusione che non fosse possibile salvare la banca d’affari, indebitata 30:1 dopo aver investito nel mercato delle Mortgage-Backed Security (MBS), i mutui “cartolarizzati”, che nei dodici mesi precedenti aveva subito un collasso a spirale e a tasso accelerato.
Lasciare che la Lehman Brothers fallisse fu la soluzione all’insegna del “libero mercato” preferita da Paulson, ex A.D. di Goldman Sachs. Quando Paulson e gli altri conclusero la loro riunione fiume di tre giorni, il 14 settembre, speravano che il “mercato” reagisse bene alla loro decisione e le banche tornassero a fare profitti il giorno dopo.
Avevano torto marcio. Poche ore dopo il fallimento della Lehman Brothers, fu la volta di Merrill Lynch, mentre il gigante assicurativo AIG, che vendeva “credit default swap” per garantire i titoli di MBS, si ritrovò senza liquidità! Non si trattava della crisi di un’impresa, ma di tutto il sistema, che sfornava profitti basati sulla speculazione immobiliare, operando con uno schema alla Ponzi da quando era stata abrogata la separazione bancaria (la legge Glass-Steagall), nel 1999. Svanita l’illusione di Paulson che l’”efficienza del mercato” avrebbe protetto i mercati deregolamentati ormai a pezzi, si passò al piano B: il più grosso salvataggio bancario nella storia mondiale.
Quello che era iniziato con un fondo di 700 miliardi di dollari, il cosiddetto fondo TARP (Troubled Asset Relief Program) a copertura della carta straccia in derivati scambiata sui mercati, è proseguito da allora, con stime affidabili secondo le quali il bail-out totale, includente il Quantitative Easing, l’acquisto da parte della banca centrale di titoli spazzatura, i crediti d’imposta e altre fregature, è stato di 20.000 miliardi di dollari. Nonostante le assicurazioni che il sistema oggi sia sano, in realtà v’è un panico globale sul prossimo crac finanziario.
Per questo motivo, in occasione dell’anniversario sono moltiplicati gli appelli per fare quello che Lyndon LaRouche propose nel 2008, ovvero ripristinare la legge Glass-Steagall, la netta separazione tra banche d’affari e banche ordinarie, costringendo le prime ad accollarsi le perdite aggiustando il valore dei derivati ai prezzi reali e tutelando invece le banche ordinarie e i risparmiatori.
L’appello più importante è contenuto in un “libro bianco” pubblicato dall’associazione nazionale delle banche cooperative, la National Association of Federally Insured Credit Unions (NAFCU), dal titolo Modernizing Financial Services: The Glass Steagall Act Revisited (“Ammodernare i servizi finanziari: il Glass Steagall Act rivisitato”), seguito da un editoriale su The Hill dell’11 settembre a firma di Carrie Hunt, vicepresidente esecutiva e consulente legale dell’associazione. Anche se sottovaluta il pericolo di un crac finanziario oggi, la Hunt fa notare che il ripristino della legge Glass-Steagall contribuirebbe a tutelare i consumatori dagli effetti di “un’assunzione di rischi sfrenata ed eccessiva” e impedirebbe che le banche cosiddette “too big to fail” (troppo grandi per esser lasciate fallire) dovessero essere sovvenzionate dai contribuenti. Appelli simili sono stati lanciati in Germania e la separazione bancaria è nel programma del governo italiano.
Durante la campagna elettorale del 2016, Donald Trump sostenne il ripristino della legge Glass-Steagall, ma questa opzione è stata finora bloccata dal ministro del Tesoro Mnuchin e dal Congresso. Tuttavia, alla conferenza dello Schiller Institute tenuta a New York il 13 settembre (vedi sopra), l’ex consigliere di Trump, Roger Stone, ha dichiarato che Larry Kudlow, capo dei consiglieri economici del Presidente, gli ha assicurato che la Glass Steagall “arriverà”.