Due bambine di 10 e 11 anni, sorelle, sono morte in Somalia per complicazioni seguite a un intervento di mutilazione genitale. Lo riporta la Cnn citando Hawa Aden Mohamed, attivista contro le mutilazioni genitali femminili e direttore del Galkayo Education Center for Peace and Development che si batte in difesa dei diritti delle donne.
Le vittime sono Aasiyo Abdi Warsame, 10 anni, e sua sorella Khadijo, di 11, decedute nel villaggio di Arawda nel Puntland, nella Somalia nordorientale, l’11 settembre scorso. ”Sfortunatamente, non hanno praticato l’intervento in un ospedale” e hanno ”continuato a sanguinare a 24 ore dall’intervento” praticato da un abitate del villaggio, ha spiegato Mohamed. Sono morte nel tragitto verso l’ospdedale, dove la madre le stava conducendo.
Commentando la morte delle due bambine, il vice primo ministro somalo Mahdi Mohamed Gulaid ha detto che “non è accettabile che nel ventunesimo secolo le mutilazioni genitali femminili continuino a essere praticate in Somalia. Non dovrebbe far parte della nostra cultura. Non fa assolutamente parte della religione islamica”. La Costituzione approvata nel 2012 mette al bando la pratica.
Dati Unicef rivelano che in Somalia il 98 per cento delle donne e delle ragazze d età compresa tra i 15 e i 49 subiscono la mutilazione genitale. Si tratta del livello più alto al mondo, precisa l’agenzia Onu. L’intervento viene generalmente praticato tra i quattro e gli 11 anni d’età. L’operazione viene spesso eseguita da ostetriche inesperte utilizzando coltelli, rasoi o vetro. ADNKRONOS
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“I migranti oggi sono l’elemento umano, l’avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi“. (Boldrini)