Il governo prepara il giro di vite sul fronte immigrazione. E’ ormai pronto il decreto migranti voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini che reca “disposizioni urgenti in materia di rilascio di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario nonché in materia di protezione internazionale, di immigrazione e di cittadinanza”. Il provvedimento, come si legge nella relazione illustrativa in possesso dell’Adnkronos, abroga di fatto “l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari” introducendo “una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare”.
ECCO LO SCHEMA DEL DECRETO
PERMESSO SOGGIORNO UMANITARIO – Lo schema del decreto (composto da 15 articoli) “elimina la possibilità per le Commissioni territoriali e per il Questore di valutare, rispettivamente, la sussistenza dei ‘gravi motivi di carattere umanitario’ e dei ‘seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano'”.
La relazione che accompagna il decreto (che presto dovrebbe approdare in Cdm, dopo una riunione dei ministri competenti in calendario domani) parla di una “sproporzione tra il numero di riconoscimenti delle forme di protezione internazionale espressamente disciplinate a livello europeo (nell’ultimo quinquennio, status di rifugiato: 7%; protezione sussidiaria: 15%) e il numero dei rilasci del permesso di soggiorno per motivi umanitari (25%, aumentato fino al 28% per l’anno in corso)”.
La tutela umanitaria “pur essendo stata introdotta nell’ordinamento interno quale forma di protezione complementare e residuale – da utilizzare in ipotesi di eccezionale e temporanea gravità – rappresenta, di fatto, il beneficio maggiormente riconosciuto nel sistema nazionale”, viene spiegato per giustificare il giro di vite.
Tuttavia, “l’abrogazione dell’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari” determina “l’esigenza di individuare e dotare di apposita copertura normativa ipotesi eccezionali di tutela dello straniero”. Esigenze che, recita la relazione, “sono individuate nelle condizioni di salute di eccezionale gravità e nelle situazioni contingenti di calamità naturale nel Paese di origine che impediscono temporaneamente il rientro dello straniero in condizioni di sicurezza. A tali casi si aggiunge una ipotesi con finalità premiale per il cittadino straniero che abbia compiuto atti di particolare valore civile”.
RIMPATRIO – Il decreto reca inoltre “misure necessarie ed urgenti per assicurare l’effettività dei provvedimenti di rimpatrio di coloro che non hanno titolo a soggiornare nel territorio nazionale, con nuove disposizioni in materia di trattenimento”. 500mila euro per l’anno 2018 e 1,5 milioni per ciascuno degli anni 2019 e 2020 – è scritto nella bozza del provvedimento in possesso dell’Adnkronos – saranno destinati al Fondo rimpatri istituito presso il Viminale.
PROTEZIONE INTERNAZIONALE – In materia di protezione internazionale, “si interviene poi per ampliare il catalogo di reati che, in caso di condanna definitiva, comportano il diniego o la revoca della protezione internazionale, inserendovi ipotesi delittuose di particolare gravità che destano allarme sociale” come “le fattispecie base dei reati di violenza sessuale e dei reati di produzione, traffico e detenzione ad uso non personale di stupefacenti, nonché di rapina ed estorsione”.
Fanno parte di questo elenco anche reati come violenza o minaccia a pubblico ufficiale, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e gravissime, reato di mutilazione degli organi genitali femminili nonché i reati di furto e furto in abitazione aggravati dal porto di armi o narcotici.
GESTIONE PROCEDURE – “Per assicurare una efficace e più rapida gestione delle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale – si legge ancora nella relazione illustrativa del decreto -, si introducono alcune disposizioni intese a contrastare il ricorso strumentale alla domanda di protezione, intervenendo, nel rispetto delle norme europee, sulle domande reiterate al solo scopo di impedire l’esecuzione imminente di un provvedimento di allontanamento o comunque reiterate più volte, pur dopo una decisione definitiva di inammissibilità o di rigetto nel merito”.
“Sempre al fine di ottimizzare e velocizzare le procedure”, si prevede “la possibilità di istituire, presso alcune prefetture, articolazioni territoriali dell”Unità Dublino’ già operante presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, deputata ad individuare lo Stato UE competente all’esame della domanda ai sensi del regolamento UE n. 604/2013″. Allo scopo di “razionalizzare le risorse impiegate per l’integrazione”, si riservano “esclusivamente ai titolari di protezione internazionale nonché ai minori stranieri non accompagnati i progetti di integrazione ed inclusione sociale attivati nell’ambito del Sistema di protezione”.
CITTADINANZA – Il provvedimento studiato da Salvini introduce anche norme più severe in tema di concessione della cittadinanza alla luce “dell’accresciuta minaccia terroristica internazionale e dei preoccupanti fenomeni di contraffazione dei documenti dei Paesi d’origine prodotti dai richiedenti”.
Tra le misure adottate, il decreto “incide sul riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, che attualmente opera senza limiti di generazione, e che negli ultimi anni ha determinato un incremento esponenziale di domande”, limitando “la trasmissione della cittadinanza ai discendenti in linea retta di secondo grado che possono documentare lo status civitatis italiano del loro ascendente”.
Allo stesso tempo “si provvede a colmare le lacune normative residue in applicazione del principio costituzionale di parità tra uomo e donna, cancellando il trattamento discriminatorio che aveva colpito le donne che avevano perduto la cittadinanza avendo contratto matrimonio con un cittadino straniero, in virtù di disposizioni della legge n. 555/1912 censurate dalla Corte Costituzionale (sentenze n. 87/1975 e n. 30/1983)”.
REVOCA CITTADINANZA – Sempre in materia di cittadinanza, viene introdotto “l’istituto della revoca della cittadinanza italiana concessa ai cittadini stranieri che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale, avendo riportato condanne per gravi reati commessi con finalità di terrorismo o eversione”. L’intervento normativo “che mira a consentirne l’allontanamento dal territorio nazionale, altrimenti precluso dall’acquisizione dello status di cittadino italiano, si rende necessario ed urgente nell’ambito delle politiche di prevenzione della minaccia terroristica anche connessa al fenomeno dei cosiddetti foreign fighters”, sottolinea la relazione.
GIUSTIZIA – Il decreto introduce alcune novità anche sul fronte giustizia. In particolare “si allinea la disciplina prevista per il processo civile a quella già in vigore per il processo penale escludendo che il difensore della parte ammessa al gratuito patrocinio abbia diritto all’anticipazione di spese ed onorari a carico dell’erario quando l’impugnazione è dichiarata improcedibile o inammissibile”. Una misura che mette in atto i propositi più volte dichiarati da Salvini, secondo il quale “bisogna fermare il business degli avvocati d’ufficio che fanno i milioni sulla pelle degli immigrati”.
ADNKRONOS