Il punto sulla trattativa Ilva

di Vito Piepoli

La trattativa sull’Ilva è andata avanti ad oltranza per tutta la notte. C’è una bozza d’accordo messa a punto dalla nuova proprietà, ma il punto cruciale, è quello delle assunzioni.

Al Ministero dello Sviluppo Economico continua la trattativa sul futuro dell’Ilva. Il nodo da sciogliere resta il piano occupazionale. L’azienda ha messo sul piatto 10 mila e settecento assunzioni. “Il miglior risultato nelle peggiori condizioni”, ha commentato il vicepremier Di Maio.

Sull’Ilva “l’accordo è fatto e per noi per essere valido deve essere approvato dai lavoratori con il referendum”, così si è espressa la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David.

“Gli assunti sono tutti, si parte da 10.700 che è molto vicino al numero di lavoratori che oggi sono dentro e c’è l’impegno di assumere tutti gli altri fino al 2023 senza nessuna penalizzazione su salario e diritti, era quello che avevamo chiesto”, sull’esito delle assemblee dei lavoratori “siamo fiduciosi”, ha aggiunto la segretaria.

Il numero delle assunzioni è cresciuto rispetto alla prima proposta che prevedeva diecimila assunzioni a fronte dei 13.522 dipendenti in organico. La speranza è di chiudere l’accordo prima della scadenza dell’amministrazione straordinaria del 15 settembre.

Negativamente si è espresso a tale riguardo Nicola Russo di Taranto Futura, il comitato cittadino che in questi giorni sta completando la raccolta delle 15.000 firme per chiedere il referendum che proporrà il passaggio di Taranto alla Basilicata, secondo il progetto Grande Lucania.

Secondo il magistrato:”Come comitato Taranto Futura, noi contestiamo questo accordo, il governo potrebbe trovare una soluzione migliore, vi sono delle irregolarità notevoli, prima fra tutte la situazione della società subentrante Am Investco, perché ha un capitale sociale di 10 mila euro”.

Spiega che la legge sulla cessione del ramo d’azienda nell’art. 63 del decreto legislativo 270 del 1999 recita che la società acquirente deve essere affidabile e quindi Am Investco con questo piccolo capitale sociale non può essere affidabile perché troppo basso, per cui basta subire una perdita leggermente superiore, cioè per esempio di 10 mila e 500 euro che la società che gestirà l’azienda Ilva, potrà sciogliersi rapidamente.

Quindi l’accordo va contro le disposizioni di legge per questo motivo e non solo, ma anche contro quelle di tutela dei lavoratori.

“L’accordo prevede che i lavoratori Ilva devono rifare il contratto di assunzione e tutti i rapporti pregressi se li deve accollare l’Ilva, anche questo contrasta con le disposizioni di legge relative a cessione di azienda in esercizio come l’Ilva. Si  richiede l’applicazione dell’articolo 2112 del codice civile, nel senso che i lavoratori devono essere tutelati, ci deve essere la continuità di lavoro tra l’azienda pregressa e quella subentrante con la tutela di tutti i loro diritti, per cui non può esserci per loro una nuova assunzione” ha precisato Nicola Russo.

Col subentro della nuova azienda, il rapporto di lavoro deve continuare e i lavoratori tutti, devono regolarmente svolgere la loro attività sulla base di quanto dice la legge.

“Come Comitato Taranto Futura, noi abbiamo un ricorso pendente al Tar Lazio contro l’Ilva, proprio per quanto riguarda il decreto di legge, per cui stiamo aspettando il passaggio del ramo d’azienda da Ilva ad ArcelorMittal per presentare dei motivi aggiuntivi e far valere queste eccezioni indicate e quindi invitiamo tutti i sindacati e le associazioni ambientaliste ad aderire a questa nostra causa” ha concluso il magistrato.

Ricordiamo che nel 2013, Nicola Russo con il Comitato Taranto Futura aveva promosso il referendum sull’Ilva con la raccolta di 12 mila firme, una iniziativa storica. I punti oggetto del Referendum furono solo 2, chiusura totale dell’Ilva o chiusura parziale delle sole aree a caldo.

“Nonostante il boicottaggio del Comune, riduzione e cambio dei seggi e mancanza di pubblicità e dei mass media, grande successo del Referendum Ilva con 34.000 cittadini che hanno votato la chiusura dell’area a caldo” ha ricordato a tal proposito Nicola Russo.