di Antonio Amorosi
La ‘ndrangheta ha messo gli occhi anche su Miss Italia. Accade nel crotonese ed emerge dagli allegati, depositati pochi giorni fa, all’avviso di conclusione indagine dell’inchiesta “Stige” che ha portato in manette 169 persone.
Il 9 gennaio mille carabinieri entrano nelle case dei crotonesi arrestando anche dieci amministratori pubblici, tra cui il presidente della provincia di Crotone e ex sindaco di Cirò Marina, Nicodemo Parrilla, secondo l’accusa eletto con i voti delle cosche. “Stige” è una mega inchiesta giudiziaria contenente di tutto, dal matrimonio con una minorenne per evitare una guerra tra clan ai rifiuti speciali dell’Ilva di Taranto da far arrivare in Calabria, fino ad un Ispettore della Forestale vicino ai vertici del ministero dell’Ambiente e ad affari che lambiscono la gestione migranti.
Il procuratore Nicola Gratteri spiegò mesi fa che “le cosche controllano il respiro, il battito cardiaco di tutte le attività commerciali”. A distanza di mesi, tra ricorsi al Tribunale del Riesame e alla VI Sezione della Cassazione, diverse accuse e arresti sono rientrati (a Parrilla sono stati concessi i domiciliari, é accusato di concorso esterno) ma tutto l’impianto dell’inchiesta sulla supercosca crotonese è rimasto intatto. Buona parte dell’economia crotonese non è libera ma in mano ai clan. Anche l’aspirazione a diventare reginetta d’Italia lo è, con l’ascesa di miss Cirò Marina, Comune calabrese di quasi 15.000 abitanti.
Da un rapporto informativo integrativo dei carabinieri, scovato dal cronista del Quotidiano del Sud Antonio Anastasi, emerge che la super cosca Farao-Marincola, con l’apporto dell’ex sindaco Parrilla sarebbe riuscita a influenzare le selezioni regionali della kermesse nel 2011. Niente di penalmente rilevante ma che spiega quale potere eserciti la ‘ndrangheta in ogni settore: dei tuttofare al “servizio di chi ha bisogno”, in ogni senso. Visibilità è potere e determinare quale calabrese possa partecipare a Miss Italia conta.
La miss si chiama Valentina Cropanise, di Corigliano Calabro, legata sentimentalmente a Isidoro Filareto, indagato, al quale peraltro la ragazza avrebbe fatto da prestanome per l’apertura di un’impresa apparentemente “pulita”, la Vais srl di Rossano. Il fidanzato con due sodali, appartenenti al clan e arrestati nell’inchiesta, sarebbe riuscito a far superare alla ragazza diverse selezioni. Prima quella provinciale in cui si aggiudica il primo posto e poi in quella regionale in cui ottiene la fascia di Miss Extra. Così miss Cirò Marina arriva alla prefinale nazionale a Montecatini Terme.
Il sindaco, secondo gli inquirenti sarebbe stato il tassello per la promozione della ragazza. Uno dei due sodali di Filareto fa da tramite per parlare con lui. Nel rapporto i carabinieri annotano che Parrilla, allora era sindaco, nel 2010 decretò la Cropanise vincitrice della fascia di Miss Cirò Marina, tant’è che la foto dei due, subito dopo l’aggiudicazione della selezione, è allegata agli atti. Tra un contatto e l’altro le pressioni non sempre vanno a buon fine (la miss in una delle manifestazioni intermedie non si classifica, così il gruppo deve riprovarci su un altro territorio calabrese) e allora Filareto invita il sodale a parlare direttamente con Salvatore Morrone, il cosiddetto reggente della supercosca a Cirò Marina (essendo i capi storici detenuti da molto tempo). Se una giuria è composta da 4 persone loro riescono a “contattarne” 3. E il piccolo gruppo segue tutte le tappe della miss fino ad arrivare fisicamente a Montecatini Terme, dove la ragazza arriva per la prefinale nazionale.
“Sono già qua io”, dice al telefono uno dei sodali a Filareto preoccupato. Filareto: “Sei già da lui?”. “E allora da chi?…” gli risponde il sodale, “sono venuto apposta”. Il lui sarebbe un certo Gianni.
Insomma, era tutto a posto perché a Montecatini Terme era stato contattato questo ulteriore intermediario, interessato all’evolversi della vicenda di Miss Cirò Marina che al telefono chiamano la “bimba”.
Ma la prefinale va male e sia la miss che il “gruppo di estimatori” è costretto a tornare a casa.
Della partecipazione al sodalizio criminale dell’ex sindaco Parrilla i carabinieri hanno un’altra prova e la mettono per iscritto nel rapporto informativo consegnato al pm Antimafia Domenico Guarascio.
C’è stato un incontro con il reggente della cosca Salvatore Morrone e Giuseppe Spagnolo, uno degli esponenti di spicco del clan.
I militari hanno intercettato Morrone e Parrilla che si davano appuntamento. “Dalla conversazione telefonica”, osservano gli inquirenti “emerge senza ombra di dubbio il coinvolgimento negli ‘affari’ della locale consorteria criminale di Parrilla Nicodemo, sindaco di Cirò Marina fino al maggio 2011…Non è escluso… dal tenore della conversazione che il predetto possa fare da prestanome agli affiliati per nuove attività imprenditoriali atteso che, in modalità ambientale, si sente la voce di Morrone che parla con un soggetto a lui vicino circa la volontà di tale Claudio di togliersi verosimilmente qualche attività o le quote di un’azienda”.
Economia, crimine e politica andrebbero a braccetto. Nei saluti iniziali Parrilla si rivolge al reggente Morrone: “Carissimo…”
Ma sindaco o non sindaco, quando questi perde le elezioni nel 2011, la cosca è convinta di poter comunque gestire l’ente, ormai retto dai commissari prefettizi dopo lo scioglimento per infiltrazioni della ‘ndrangheta. Parrilla ha perso perché il clan, nel voto, si è diviso in due con un parte che ha appoggiato un avversario. Ma come funzionano le cose è presto detto. Un affiliato intercettato spiega al telefono ad un’interlocutrice: “Ma tu sai che noi… con lui o senza di lui, il Comune è sempre nostro… quando andiamo quello che vogliamo prendiamo noi”.
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