Le provette che il laboratorio di Colonia, con la complicità della IAAF, non voleva consegnare al Tribunale di Bolzano nascondono una terribile verità; dalle analisi si evince chiaramente che il campione di urine di Alex Schwazer è stato manipolato.
Più precisamente, i RIS di Parma, hanno riscontrato una concentrazione spaventosamente anomala del DNA del marciatore altoatesino.
Spiega in modo molto dettagliato il collega Nando Sanvito, che da mesi segue l’inchiesta, sul sito ilsussidiario.net:
“437 nanogrammi microlitro nel campione A, addirittura 1187 nel campione B. Se la letteratura scientifica – prodotta dagli stessi laboratori accreditati presso la Wada – dice che le urine conservate a -20 gradi dopo una settimana riducono a 1/7 il valore quantitativo del DNA, dobbiamo pensare che dopo 26 mesi debbano contenere ancora al massimo qualche nanogrammo. Il Dna di Schwazer presenta invece una concentrazione centinaia (campione A) o migliaia (campione B) di volte superiore alla norma”.
La conclusione di Sanvito è la vera bomba:
“Ciò è l’evidenza che qualcuno abbia pompato del Dna di Schwarzer nelle urine per le quali è stato squalificato per togliere tracce di Dna estraneo contenuto in urine di altri che contenevano doping”
Insomma, per i profani, o Schwazer non è umano e il suo fisico va studiato nelle principali università mondiali, oppure qualcuno ha inquinato il campione di urine in modo illegittimo.
L’Avvocato di Schwazer, Gerhard Brandstaetter, commenta:”Siamo convinti e sicuri che manipolazioni ci siano state e speriamo che si possano provare, visto che quello che è stato fatto, è stato fatto in modo scientifico”.
Per ora trapela solo la notizia che la IAAF avrebbe incaricato un laboratiorio di Ginevra di effettuare delle controanalisi che dimostrino che la discrepanza di valori sia un incidente del tutto irrilevante.
Affaire à suivre …