Un consorzio di coop e srl sotto inchiesta nel settore lavorazione carni. Arresti tra colletti bianchi. Sequestrati yacht e beni di lusso.
di Antonio Amorosi
La carne costa e nel suo sottomondo si possono fare un mucchio di sconcezze. Sono cronache di questi anni le condizioni di sfruttamento e sottomissione della manodopera nella macellazione e lavorazione delle carni, settore che in Italia vale 30 miliardi di euro l’anno, il 15% dell’industria alimentare.
Qualche giorno fa la procura di Milano, coordinata dai sostituti procuratori Gianfranco Gallo e Maurizio Ascione e la Guardia di Finanza di Rho hanno portato alla luce, con l’inchiesta “The Butcher” (Il macellaio), uno delle tante strutture che operano nel sottomondo, un consorzio ‘fantasma’ ma neanche poi tanto, vista la diffusione in ogni angolo del Paese, per una frode fiscale di quasi 300 milioni di euro.
200 finanzieri si sono mossi dove il consorzio operava, da Bari a Bergamo, da Biella a Brescia e poi Caserta, Crotone, Fermo, Foggia, Forlì-Cesena, Lecce, Macerata, Milano, Modena, Novara, Rimini, Roma, Savona, Taranto, Teramo, Torino, Venezia, Vercelli. Sono stati sequestrati 2 yacht, 90 immobili tra ville di lusso, appartamenti, ristoranti, locali notturni, 35 auto tra cui numerose di lusso, 200 compendi societari, conti correnti, disponibilità liquide, gioielli e 7 cassette di sicurezza, per un valore complessivo di circa 60 milioni. E questa finale è solo l’esecuzione dell’ordinanza sui beni, emessa dal Gip Guido Salvini del Tribunale di Milano. La frode da 300 milioni di euro avveniva attraverso dichiarazioni fiscali fasulle e fatture per operazioni inesistenti.
Funziona così: Le aziende hanno bisogno per un periodo di un numero x di lavoratori. Il consorzio, in questo caso, glieli fornisce. L’azienda paga il consorzio per il costo della manodopera e il consorzio paga il lavoratore, spesso per una somma inferiore a quella indicato nei contratti. E’ una sorta di affitto dei lavoratori, attività che con la legge Biagi poteva essere esercitata solo dalle agenzie interinali (alle quali sono richiesti standard molto rigidi).
Il committente, spesso delle grande distribuzione, è “distratto” e non conosce le condizioni reali del suo appalto. Il consorzio al centro di “The Butcher” forniva, tramite appalti e sub appalti, oltre 1400 lavoratori a varie aziende nelle città sopra indicate. Il consorzio era costituito da coop e srl intestate a “prestanome”, nelle quali venivano sistematicamente creati rilevanti crediti iva fittizi, attraverso la presentazione di dichiarazioni annuali fraudolente (mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti) e/o infedeli. La struttura consortile era il mezzo per la progressiva monopolizzazione del mercato nazionale delle carni e per la movimentazione di ingenti masse di capitali illeciti.
Per questo sono finiti in carcere 5 persone (tra cui 2 commercialisti), 12 agli arresti domiciliari; 4 liberi professionisti sono stati colpiti dalla misura restrittiva dell’obbligo di firma, nonché dall’interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività e dal divieto di assumere uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; mentre sono oltre 50 gli indagati a piede libero. (segue)