Non aveva adottato misure preventive contro l’occupazione e, una volta avvenuta, non l’aveva repressa.
Così, ora, lo Stato è stato condannato a un risarcimento di circa 28 milioni di euro, a favore del proprietario di un edificio in cui vivevano abusivamente decine di famiglie.
La sentenza del tribunale civile di Roma riguarda l’ex fabbrica Fiorucci, un’area di 19mila metri quadri, situata nel quartiere Tor Sapienza e oggi sede di una galleria d’arte a cielo aperto molto apprezzata, il Museo dell’altro e dell’altrove (Maam). Nel 2009, circa 200 persone, una sessantina di nuclei familiari, tra peruviani, italiani, rumeni, ucraini e marocchini, avevano occupato lo stabile dell’ex salumificio Fiorucci di via Prenestina, a Roma. Il mancato intervento dello Stato ha impedito al costruttore dello stabile di poterne usufruire e di modificarne la struttura.
Secondo il giudice, le autorità pubbliche avrebbero dovuto impedirne l’occupazione, ma non essendovi riusciti avrebbero almeno dovuto sgomberare la struttura a posteriori. Così facendo, il Viminale, che ora è stato condannato a risarcire il proprietario con 27,9 milioni di euro, ha leso “il diritto di proprietà e il diritto di impresa”. Non solo. L’occupazione dello stabile lederebbe anche “il generale interesse dei consociati alla convivenza ordinata e pacifica”, assumendo “un’inequivoca valenza eversiva”, che minaccia l’ordine pubblico.
Il tema sollevato dalla sentenza sullo stabile Fiorucci, non si limita a questo caso: sono infatti decine gli immobili abbandonati a Roma, diventati ricovero di senza tetto, sfollati e immigrati. Secondo il giudice, “tale situazione è da sola sufficiente a dimostrare l’inadeguatezza della complessiva azione preventiva e repressiva delle autorità preposte”.
Oltre al maxi risarcimento, il tribunale detta anche una linea chiara, che prevede lo sgombero forzato e immediato nei luoghi occupati abusivamente, perché la tolleranza di tali situazioni può portare a turbamenti “meno evidenti ma decisamente più gravi nel medio e nel lungo periodo”. La linea non è una novità, come specifica il Corriere della Sera, dato che già nel dicembre 2017 lo stesso tribunale aveva stabilito un risarcimento di 200 milioni di euro a carico del Viminale.