Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria aveva spiegato così al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro il suo progetto sulle forme di sostegno statale alla stampa: “Se da una parte oggi si dice che il finanziamento pubblico ai giornali sia garanzia di pluralismo, io vi dico che i contributi pubblici non fanno bene all’informazione”.
Ha spiegato poi che “l’informazione deve essere libera, anche dagli eventuali condizionamenti del governo di turno che può aprire o chiudere i cordoni della borsa”. “Come detto – dice l’esponente del M5s – va rivisto tutto il sistema senza creare danni all’industria editoriale sana. Ben venga ad esempio il sostegno pubblico a start up, a progetti editoriali, specie quelli innovativi o dei giovani che però, questa è conditio sine qua non, devono essere in grado di camminare con le proprie gambe, il sostegno al rinnovamento tecnologico di prodotti editoriali tradizionali”.
“Il primo provvedimento che sottoporrò in questi giorni all’attenzione del governo – annuncia ancora Crimi – è l’abolizione dell’obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicare avvisi di gara e aggiudicazione sui quotidiani nazionali e locali. Un giro d’affari da 50 milioni di euro con costi a carico delle imprese”.
L’arroganza della Fieg
Al senatore sottosegretario all’Editoria Vito Crimi suggerisco di ascoltare la canzone ‘Pensa’ di Fabrizio Moro: prima di rilasciare interviste, pubblicate proprio su un quotidiano di carta, ascolti chi da quarant’anni lavora in questo settore e rappresenta la Fieg, con 8820 anni di pubblicazioni complessive dei propri associati. Poi potra’ prendere le proprie decisioni, anche se sulla base di poche settimane di esperienza di governo in questo settore”. Questa la dura replica di Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, al sottosegretario Vito Crimi che parla a “La Verità” annunciando un taglio a breve dei fondi al settore editoriale italiano.
A questi parassiti racconta balle è giusto tagliargli i viveri.