Una corte d’appello sudanese ha annullato la condanna a morte contro Noura Hussein, una giovane donna sudanese accusata di aver ucciso il marito. A maggio, un tribunale sudanese l’aveva condannata per l’omicidio del marito, mentre lei sosteneva di essere stata stuprata dopo essere costretta a sposarsi a 13 anni. La corte d’appello ha annullato la sentenza di morte e condannato la giovane donna a cinque anni di prigione più una multa.
La pena detentiva scatta dalla data del suo arresto nel maggio 2017. La giovane sarà costretta a pagare 337.500 sterline sudanesi, pari a 12mila dollari.
La condanna a morte di Noura aveva suscitato indignazione e fatto partire una campagna internazionale chiamata “Justice for Noura” dopo la sua condanna a morte. Secondo Amnesty International, Noura Hussein è stata obbligata al matrimonio all’età di 16 anni. Quando si rifiutò di consumarlo, nel maggio 2017, il marito chiamò due suoi fratelli e un cugino per aiutarlo a violentarla. In un secondo tentativo di violenza, Noura ha pugnalato a morte l’uomo, secondo Amnesty International.
Questa decisione “dovrebbe ora portare a una revisione delle leggi e far sì che Noura Hussein sia l’ultima persona costretta a sopportare una simile prova”, ha dichiarato Seif Magango, vicedirettore regionale di Amnesty International. In Sudan, la legge consente il matrimonio di bambine di età superiore ai 10 anni. L’Onu ha sollecitato il Paese africano a modificare le sue leggi per criminalizzare la violenza domestica e lo stupro coniugale. tgcom24.mediaset.it