di Danilo Quinto
Come ricordò Oriana Fallaci ne “La forza della ragione”, nel 1974 Houari Boumédiène, pseudonimo di Mohamed ben Brahim Boukharouba – leader dell’Algeria dal 1965 al 1978, anno della sua morte – nel corso di un intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, disse:
«Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l’emisfero sud per irrompere nell’emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle vostre donne a darci la vittoria».
E’ quello che sta avvenendo, con la tranquilla complicità di Bergoglio, che dice: “Senza i migranti l’Europa si svuota”, con Emma Bonino, che per la stessa ragione, dopo aver concorso con la sua ideologia abortista allo sterminio di milioni di cittadini europei, sostiene che bisogna “Accettare la forma strutturale dei flussi migratori”, con le strategie e il denaro di George Soros, che per sua stessa ammissione finanzia con centinaia di migliaia di dollari le Ong che imbarcano i migranti dai porti africani e dalle acque del Mediterraneo per trasportarli sulle coste europee e innanzitutto italiane.
Per la maggioranza dell’intellighentia post-comunista e dell’intera sinistra italiana, oltre che dei catto-comunisti – la “specie” più pericolosa in circolazione – sarebbe conveniente per l’Italia accogliere una quota di qualche centinaia di migliaia di immigrati ogni anno, perché questi svolgerebbero lavori che nessuno vuole più svolgere, rimpinguerebbero il pil, pagherebbero buona parte del sistema pensionistico e poi – soprattutto – garantirebbero la sopravvivenza delle nostre società, il cosiddetto tasso d’incremento della popolazione. Perché loro, gli islamici, si sposano – con una o più mogli, fa lo stesso –, fanno figli, mentre noi non ci sposiamo e, se ci sposiamo, divorziamo, non facciamo più figli (perché abortiamo e usiamo i sistemi contraccettivi) o, se li facciamo, siamo costretti a mandarli all’estero (120.000 sono i giovani italiani che ogni anno lo fanno) per vivere, visto che qui da noi non trovano lavoro. E poiché i giovani che vanno all’estero sono in gran parte maschi, qui rimarrebbero le femmine, a disposizione di coloro che vogliono usarle. E questa non è volontà di autodistruzione?
Non sono, queste, prese di posizione estemporanee. Si sta attuando un piano. All’abbondono dei princìpi cristiani, si collega la nuova libertà che è stata sancita: quella all’immigrazione, che è strettamente collegata alla crisi della natalità dell’Occidente.
C’è un’organizzazione che ha avuto un ruolo centrale nelle politiche antinataliste mondiali: la Planned Parenthood (International Planned Parenthood Federation, IPPF). Per lunghi anni, presidente della Federazione Americana è stato Alan Guttmacher Frank. Ostetrico e ginecologo, Guttmacher è una figura centrale di quel Movimento Umanista moderno – conobbe i suoi albori all’inizio del secolo scorso – che fondò le sue teorie e la sua propaganda sulla capacità di autodeterminazione dell’uomo, rifiutando qualsiasi dimensione soprannaturale, così come le credenze religiose e i testi di origine divina. Da umanista, da presidente della Federazione Americana della Planned Parenthood e da firmatario – insieme ad altre 114 persone – del Manifesto Umanista II del 1973, Guttmacher, membro del Bilberberg Group e fondatore nel 1965 con Gianni Agnelli dell’Istituto Affari Internazionale italiano, qualche anno dopo dichiarò che un programma efficace di contraccezione sarebbe stato in grado di apportare un «significativo contributo a un nuovo ordine mondiale». G. Brock Chisholm, primo direttore, nel 1948, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e membro del Movimento Universale per una Federazione mondiale – per il quale «per raggiungere un governo mondiale, è necessario rimuovere dalle menti degli uomini il loro individualismo, la fedeltà alle tradizioni di famiglia, il patriottismo nazionale e dogmi religiosi» – molti anni prima aveva affermato: «Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è praticare la limitazione delle nascite e i matrimoni misti (tra razze differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un mondo unico dipendente da un’autorità centrale» [Intervista a USA Magazine, 12 agosto 1955].
Epiphanius, in “Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia” (Controcorrente, 2008), racconta che una commistione di razze era già stata efficacemente tratteggiata nel 1925 da uno dei padri della Sinarchia europea. Come scrive Guido Vignelli [Voce Tecnocrazia e Sinarchia, “Il Giudizio Cattolico”]: «Dalla fine del XIX secolo, la tecnocrazia s’impegnò a costruire una “Repubblica Universale” (massonica) mediante prima la Società delle Nazioni e poi l’ONU. Vi collaborarono movimenti come l’utilitarismo, il cooperativismo, la Fabian Society e soprattutto la cosiddetta Sinarchia nei suoi vari club, circoli e commissioni riservati o settari od occulti. Il “progetto sinarchico” fu delineato fin dal 1884 dall’occultista francese Joseph Saint-Yves d’Alveydre e fu formalizzato nel 1934 col Patto Sinarchico Rivoluzionario. Tale progetto fu poi rilanciato dal Movimento Europeista, guidato da vari politici liberal-socialisti come Jean Monnet, Chaban Delmas e Altiero Spinelli e fu infine parzialmente realizzato con l’unione monetaria europea avviata dall’eurocrate Jacques Delors, un “cattolico democratico” seguace di Mounier».
E così, il massone d’alto grado Coudenhove Kalergi, fondatore della Paneuropa, scriveva [Praktischer Idealismus – Adel – Technik – Pazifismus, Druck der Elbemühl Papierfabriken und Graphische Industrie A. G., 1925]:
«Gli abitanti dei futuri Stati Uniti d’Europa non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di sub-umanità resa bestiale dalla mescolanza razziale […]. È necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere. L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità».
Commenta Epiphanius: «Collo di bottiglia, questo della fusione delle razze, obbligato per ogni progetto mirante alla cancellazione di fatto di ogni identità religiosa, etnica e nazionale.
Dal 1989, riferisce la stampa specializzata, l’ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissariato per i Rifugiati è stato centrale per orchestrare migrazioni di massa di musulmani nord-africani in Europa e di slavi dei paesi dell’Est. Alla Francia, ad esempio, è stata assegnata una quota di 24 milioni di emigrati che ne cancelleranno letteralmente il volto e la storia [“Lecture Françaises”, n. 528, aprile 2001, p. 38].
Scriveva Maurice Caillet [medico e scrittore francese, n.d.a.], fuoriuscito dalla massoneria dopo aver raggiunto il 18° grado, di Cavaliere Rosacroce, trattando della piaga dell’aborto nelle nostre contrade, in una lettera indirizzata al Ministro della Sanità francese Martine Aubry: “Tutte queste misure avranno, inoltre, il merito di risolvere il problema demografico che mette in pericolo le pensioni e che permette all’onu di proporci un’immigrazione importante” [“Lecture Françaises”, giugno 2000, p. 42].
Se John Foster Dulles [politico degli Stati Uniti, n.d.a.] vivesse oggi potrebbe dirsi soddisfatto: gli Stati (fra cui l’Italia) hanno persino cambiato le proprie leggi per consentire un afflusso massivo e scarsamente controllato di extracomunitari sui loro territori, e la nuova battaglia ovunque proclamata dai mezzi di comunicazione sembra ormai essere quella contro il razzismo. Un razzismo affatto estraneo a popoli di grande memoria storica e culturale come l’italiano che, a fronte di un’invasione in poco tempo di qualche milione di africani che si contendono il pane con una gioventù che incontra serissime difficoltà di accesso a un lavoro qualificato, a fronte di mali endemici come l’emigrazione verso l’estero, oggi ripresa, del nostro bel Sud, a fronte di una malavita organizzata sempre più arrogante, a fronte di uno Stato presente con solerzia solo a riscuotere tasse dai suoi cittadini piuttosto che a tutelarli e difenderli, reagisce con un senso di insofferenza e talvolta di rifiuto verso l’estraneo imposto in casa propria. Con la massima ipocrisia si etichetta come razzismo questo rifiuto, demonizzando chi fa notare come la Storia sia lì a insegnare che operazioni d’innesto di una tradizione sopra un’altra, effettuate perlopiù in tempi brevi, non siano né indolori né prive di forme di rigetto anche gravissime.
Ma la Storia sembrerebbe oggi essere fatta dai mezzi di comunicazione, come osserva il massone Raymond Abellio, pseudonimo adottato nel dopoguerra da George Soulès, a firma di una produzione letteraria tutta intrisa di occultismo, astrologia e gnosi:
“La nostra epoca di mass-media trasforma la soggettività della storia, che per lungo tempo non fu un problema che per i filosofi, vale a dire di un numero piccolo, in strumento universale per violare e plasmare la coscienza delle folle e, di conseguenza, in fattore politico essenziale e primario”. Parole come logica, tolleranza e razzismo sembrano allora assumere sensi e valenze diverse a seconda dei popoli alle quali vengono applicate, appunto, dalla martellante grancassa mediatica: alla scomparsa di ogni religione e tradizione, fuse nella nuova razza senza memoria storica né princìpi, viene opposta la sopravvivenza e il consolidamento di un’unica tradizione e religione».
Conclude Epiphanius: «Così, mentre il rabbino canadese Abraham Feinberg dalle colonne della “Maclean’s Review”, rivista cristiana di Toronto, rivolgendosi ai suoi lettori, cattolici e protestanti, lanciava un appello: “La sola soluzione ai conflitti razziali è il matrimonio interrazziale, […]”, è dunque urgente che “[…] la legge incoraggi la mescolanza del sangue”, poiché: “il richiamo deliberato ai matrimoni interrazziali è il solo modo di accelerare il processo per eliminare totalmente i pregiudizi razziali e quindi le razze separate”, sul “New York Times” appariva nel corso del 1974 una pubblicità a piena pagina, a cura del National Commitee for Furtherance fo Jewish Education (Comitato nazionale per la promozione dell’istruzione ebraica), indirizzata alla gioventù israelita, dove i matrimoni interrazziali venivano così stigmatizzati: “I matrimoni misti sono un suicidio nazionale e personale. Il mezzo più sicuro per distruggere un popolo è farlo sposare al di fuori della sua fede […]. Uomini e donne hanno la certezza di perdervi la loro identità. I valori e i princìpi che tanto hanno contribuito alla cultura e alla civiltà contemporanea scompariranno dalla faccia della terra. L’esperienza accumulata in tremila anni, il ricco retaggio di un popolo, tutto ciò che è assolutamente vostro sarà indegnamente annientato. Che pena! Che disastro! Che vergogna!”» [Mocomble Y., Du viol des foules à la Synarchie ou le complot permanent, Paris, Éditions Faits et Documents, chez l’auteur, 1983].
A suggello della libertà di immigrazione e, di conseguenza, dei matrimoni misti, una dichiarazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon [Binelli R., L’Europa invecchia, ha bisogno di migranti, “Il Giornale”, 26 maggio 2015]:
«L’Europa invecchia. Se vuole mantenere il suo dinamismo economico, ha bisogno di migranti. I fattori di spinta includono guerre e sottosviluppo; quelli di attrazione includono il semplice miraggio di una fuga dalla povertà. L’Europa deve riconoscerne un altro: il suo deficit nella forza lavoro. Bassa crescita demografica e una transizione demografica a un continente di vecchi. Se vuole mantenere il suo dinamismo, l’Europa ha bisogno di migranti».
Niente di nuovo, perché la dichiarazione di Ban Ki-moon è perfettamente in linea con un documento delle Nazioni Unite del 2000 [Dipartimento degli Affari Sociali ed Economici delle Nazioni Unite, Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations], dove vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, si prospetta di rimpiazzare l’Europa che invecchia e che non produce più forza lavoro, con un massiccio afflusso di immigrati dall’Africa e dall’Asia: il bisogno indicato nel rapporto era di 159 milioni di migranti entro il 2025.
C’è chi afferma che questo studio dell’onu sia datato, che non è da prendere in considerazione, che mai e poi mai si potrà verificare quanto descritto. In realtà, occorre tenere presente che gli studi e i rapporti dell’intero sistema delle Nazioni Unite, su qualsiasi tema argomentino, non sono mai il frutto estemporaneo del genio di matematici, statistici o scienziati, chiamiamoli come vogliamo. Rispondono a indirizzi di carattere politico e strategico. Prima si forniscono gli indirizzi, poi vengono stilati i rapporti, come tutti sanno. Senza adoperare questa strategia, l’ONU non sarebbe diventato quello che è e forse non sarebbe mai stato istituito. Diceva Franklin D. Roosevelt: «In politica nulla accade a caso. Ogni volta che accade un avvenimento, si può esser certi che esso è stato previsto affinché si svolga così».
E così si sta realizzando la distruzione dell’identità e dell’unità cristiana del popolo europeo, che deve affrontare una terza guerra mondiale che si combatte senz’armi (tranne quelle che usano i terroristi che al grido di Allahu Akbar seminano il terrore) deve difendersi al suo interno da quelle correnti di pensiero politico, di azione economica e finanziaria che guardano all’Islam come strumento per la sua definitiva dissoluzione.