Ripugnante, disgustoso, ‘sgodevole’ – dice Armando Manocchia – l’editoriale “L’ultima battaglia di un uomo” pubblicato su Avvenire, a firma di Marina Corradi, sull’efferato crimine di Fausto Filippone che, come confermato dall’autopsia, ha ucciso prima la moglie, Marina Angrilli, spingendola giù dal balcone, forse con la scusa di un selfie, e poi la figlia Ludovica. La bambina, di 10 anni, è stata crudelmente scaraventata giù dallo stesso viadotto, al km 389 dell’A14, dal quale poi si è lanciato anche Filippone, sette ore dopo.
Non si capisce – aggiunge Manocchia – come ‘Avvenire‘ e il suo direttore Marco Tarquinio, nell’orripilante articolo di Martina Corradi, possano presentare il doppio delitto quasi come un atto di eroismo. E non si capisce come si possa profondere empatia nei confronti di un vigliacco assassino, descrivendolo come un “soldato caduto”.